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"Mandiamo la Under a giocare in B"

Il ct della nazionale Cesare Prandelli  propone di iscrivere gli azzurrini tra i cadetti. Come ha fatto il volley

"Mandiamo la Under a giocare in B"

Facciamo una squadra di talenti under 21, pitturiamola di azzurro e iscriviamola alla serie B, sarà un successo.
Non è solo questione delle sei squadre già fuori dall’Europa prima ancora che inizi il calcio che conta, o degli oltre mille stranieri che giocano nei nostri campionati, fatto non trascurabile visto che in serie A sono il 43,71 per cento dei tesserati. C’è dell’altro quando scopriamo che gli stadi sono semideserti e si screpolano, pitturiamo i prati di verde, siamo qui ancora a menarcela con la tessera del tifoso sì o no, le trasferte vietate, lista lunga e malinconica. Da qualche parte occorre iniziare e al ct Cesare Prandelli un’idea è venuta: una squadra azzurra under 21 iscritta al campionato di serie B.
Il ct ha trovato subito due complici, Demetrio Albertini presidente del club Italia e il coordinatore delle nazionali giovanili Arrigo Sacchi. Il progetto non ristruttura gli stadi, non elimina la violenza, non migliora la sensibilità dei giardinieri ma potrebbe aiutare il nostro calcio. «Ora - ha detto Albertini -, lo porteremo nelle sedi opportune, vale a dire in Consiglio federale». Insomma la cosa è seria, entusiasta anche l’ex selezionatore dell’Under Claudio Gentile: «Io ho sempre consigliato ai miei ragazzi di fare esperienza nelle serie minori piuttosto che fare la trafila nei settori giovanili. Qui si imparano i fondamentali, ma per diventare calciatori serve la gavetta, bisogna confrontarsi subito, abbiamo giovani che maturano attorno ai 25 anni».
In Italia c’è una esperienza precedente nata 12 anni fa a Ravenna e promossa dalla federazione pallavolo. Il Club Italia era un collegiale permanente che doveva consentire a un gruppo di ragazze selezionate di allenarsi con continuità, in un secondo tempo vennero iscritte alla B1, attualmente vivono a Roma nel complesso dell’Acquacetosa. Ora ci sono anche due club Italia maschili, uno gioca in B1, l’altro in A2. La federvolley ha ritenuto questa esperienza fondamentale per la crescita del movimento femminile. Nel volley.
Il calcio gira ad altre velocità. Anche se al momento, sia per i nomi che la stanno promuovendo, sia per il fine lodevole, non si trovano chiusure drastiche. È entusiasta Gian Luca Petrachi, ds del Torino: «Idea innovativa, l’approvo in pieno. I vantaggi sono molteplici. Innanzitutto la visibilità che molti giovani avrebbero e che oggi non hanno. E poi il modello virtuoso che tale idea crea: si potrebbe fissare un tetto di ingaggi, in modo che le società non siano più costrette a portarli a cifre esorbitanti, per paura di vedersi scappare magari all’estero il giovane». Il progetto è da perfezionare, l’idea di abbassare l’età delle giovanili della Primavera, ora a 21 anni, magari è buona, e se si intuiscono dei buchi neri è abbastanza naturale. Per esempio nel volley non succede, ma nel calcio a vent’anni ci sono calciatori sui quali i presidenti hanno già investito tantissimo, e si parla di milioni.

Lo prendono per non vederlo per un’intera stagione? E se si infortuna? E poi chi lo paga?
Altra considerazione: è vero che gioca e fa esperienza con i più grandi ma il talento, che sa di esserlo in quanto selezionato, preferisce giocare contro l’Albinoleffe, con tutto il rispetto, o magari andare in panchina in un incontro di Champions che vedono in tutta Europa? E poi, sembra un’idea per una ventina, trentina di eletti, e tutti gli altri? Ultima: in Spagna la seconda squadra del Barcellona gioca in serie B, non è esattamente la cantera, però è gonfia di sbarbati. L’esperienza interessa?

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