É in Italia almeno dal 1998, è sempre stato clandestino, e in apparenza, non ha fatto altro che violare le leggi, sistematicamente: eppure ad A.B., tunisino, 37 anni, i ripetuti guai con le forze dellordine non hanno insegnato a riconoscere uno «sbirro» quando lo incontra sulla sua strada. Così laltra sera in viale Montenero ha avuto la bella pensata di andare a cercare di vendere un po di hashish a due agenti in borghese della polizia locale, inviati proprio per tenere docchio la fauna poco raccomandabile che gira intorno ad alcuni locali della zona.
A quel punto i due vigili lo hanno bloccato e portato al comando per le formalità di rito. E quando lo hanno identificato, è arrivata la sorpresa: A.B. negli undici anni trascorsi nel nostro paese è riuscito a venire fermato per ben 33 volte per i motivi più diversi, dalla violazione alle legge sullimmigrazione fino a reati decisamente più gravi (tra cui furto aggravato, ricettazione, spaccio e violazione di domicilio). Si tratta di attività che il giovanotto ha realizzato praticamente in tutta Italia: lelenco delle città in cui è stato fermato comprende Reggio Emilia, Arezzo, Parma, Trento, Firenze, Bologna, Potenza.
Nel capoluogo lucano il clandestino è anche finito in carcere per un breve periodo. A Milano invece era stato denunciato a piede libero per ricettazione, sempre a cura della polizia locale. Per due volte due questure diverse - prima Palermo e poi Caltanissetta - gli avevano ordinato di abbandonare lItalia, senza alcun risultato concreto.
«Grazie a un enorme lavoro svolto dalle Forze dell'ordine e dalla Polizia Locale, che si sono avvalsi dei provvedimenti governativi - è il commento del vicesindaco Riccardo De Corato - siamo riusciti a contenere lesplosione dei flussi migratori. Ora dobbiamo puntare al decremento di quei 38mila clandestini che si sono assestati a Milano.
Nel frattempo il giudice ha già convalidato larresto del «primatista», che resterà in carcere almeno fino al processo fissato per mercoledì prossimo.
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