da Roma
Leventuale riordino della tassazione sulle rendite finanziarie «non rientra nelle coperture della finanziaria», assicura il viceministro dellEconomia Giuseppe Vegas, e quindi non servirà per finanziare parte della manovra. «Cè grande agitazione - dice - su un tema su cui non è opportuno agitarsi. Se, eventualmente, ci sarà un intervento in questo senso - spiega Vegas - sarà teso a evitare gli aspetti deteriori della speculazione. Ma non è semplice».
Vegas cerca dunque di disinnescare la polemica sulla tassazione delle rendite finanziarie prima che la questione, esplodendo, renda ancora più difficile la stesura della legge finanziaria. Lanno scorso bastò il «no» di Berlusconi a fermare ogni ipotesi di riordino dellimposizione, ma stavolta è stato lo stesso Domenico Siniscalco a riproporla nelle prime sortite post-ferragostane sui giornali. Certo, i margini di manovra per il ministro dellEconomia non sono ampi: 11 miliardi circa servono per ridurre il deficit tendenziale, secondo gli accordi presi nel luglio scorso con Bruxelles. Restano poco più di sette miliardi per la crescita, quattro dei quali sono necessari per tagliare lIrap alle imprese. «Serve una manovra più coraggiosa, ma tassare le rendite per coprire lIrap è folle», osserva il consigliere economico di Palazzo Chigi, Renato Brunetta.
In soccorso di Siniscalco giunge, almeno, il buon andamento delle entrate. Gli incassi totali a fine maggio, secondo i dati della Ragioneria, sono arrivati a 142,84 miliardi di euro con un incremento dell11% (oltre 14 miliardi, 7 dei quali dal comparto fiscale) rispetto allo stesso periodo del 2004. Le entrate che tengono, nonostante landamento piatto delleconomia, rappresentano un segnale positivo. Ma trovare fra le pieghe del bilancio le risorse per una finanziaria 2006 «di crescita» appare ugualmente arduo. Ecco perché ritorna a galla la questione delle rendite finanziarie: dal riordino della tassazione potrebbero giungere quei due, tre miliardi in più da destinare allo sviluppo. Vegas però sgombra il campo da questa interpretazione: gli eventuali introiti, assicura, non andranno a copertura della finanziaria.
An e Udc sostengono la nuova tassazione delle rendite. Per Maurizio Leo, si potrebbe uniformare la tassazione al 23%, ma consentendo al contribuente di inserire le rendite nel reddito complessivo (così i bassi redditi sono tutelati). Lalternativa è lasciare al 12,50% limposta sui titoli di Stato e alzare al 19% quella sul capital gain. Mentre Rocco Buttiglione chiede a Siniscalco: «Vogliamo fare qualcosa di serio per la famiglia? Il ministro finora - aggiunge - ha solo indicato limpegno quantitativo della manovra, non quello qualitativo. E se prevediamo di fare una politica fiscale a favore delle famiglie - dice ancora il ministro centrista - si potrebbe anche parlare dellaumento della tassazione sulle rendite finanziarie». Anche An pensa di usare le maggiori entrate per sgravare il prelievo sul lavoro. Discutiamo «senza anatemi la tassazione per quanto riguarda le grandi rendite», invita il ministro della Salute Francesco Storace.
Lintera discussione prescinde, almeno per il momento, dalla posizione del presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi difficilmente potrà accettare lidea di un aumento di tassazione, proprio nella finanziaria che precede le elezioni. «Lipotesi - spiega il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi - è demagogica, e priva di supporto tecnico. Innalzare la tassazione sulle rendite non si può fare - aggiunge - per ragioni che riguardano la stabilità del mercato finanziario e perché lItalia è un Paese ad alto debito. Ci sarebbero effetti di spiazzamento sui mercati, e nessuna certezza sulle entrate», sostiene.
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