Mantova L’Udc riaccende i forni: critica il sindaco Pd e poi lo sostiene

Se per il Pdl è una «bassezza elettorale inconcepibile», per la Lega è un «accordo tra disperati». Sono queste le parole utilizzate dal centrodestra locale per definire l’apparentamento tra il sindaco di Mantova uscente Fiorenza Brioni e l’Udc, che dopo mesi trascorsi a criticarla e a vaticinare un «cambiamento», ora ha fatto dietrofront.
Quel che è avvenuto a Mantova ha confermato che l’Udc - dopo gli apparentamenti con la Bresso in Piemonte e con Burlando in Liguria - ha seguito la stessa linea anche in Lombardia. Infatti i centristi (probabilmente in cambio di un assessorato) hanno a sorpresa annunciato l’apparentamento con il «minestrone» del sindaco uscente Fiorenza Brioni, tra i cui ingredienti vi sono anche Rifondazione, verdi e cespugli della sinistra più radicale. Una scelta controcorrente rispetto a quanto lasciato intendere dal candidato sostenuto al primo turno, Antonino Zaniboni.
Il voltafaccia, però, non è stato indolore e ha sancito una spaccatura insanabile all’interno del partito, con le dimissioni del segretario provinciale Fausto Dall’Oglio, vistosi scavalcato e tradito dai suoi stessi compagni.
Un «pasticciaccio» vero e proprio che in ogni caso non sembra aver scalfito la fiducia di Nicola Sodano, candidato di centrodestra, sicuro che i «veri» cattolici voteranno per lui e «non certo un’ex Pci come la Brioni». Ed è lui che poi svela come sono andate le cose: «L’Udc, legata al primo turno al Patto di Zaniboni, nei giorni scorsi ha inviato alcuni suoi delegati a intavolare con il sottoscritto in uno spiacevole gioco al rialzo: metodologia che ho ritenuto inaccettabile».

Certo, i risultati ottenuti dall’Udc al primo turno non sono stati entusiasmanti (551 voti, pari a un misero 2,4%), ma il caso ha comunque fatto discutere. «L'imbarazzante voltafaccia dei centristi - ha concluso Sodano - non sposterà comunque un voto, poiché il mio programma è il solo che parla specificatamente di politiche incentrate alla famiglia».