Cultura e Spettacoli

Il manuale per non sposarsi da regalare agli innamorati

Giuseppe Culicchia scrive per esperienza personale E spiega i segreti del "contratto" matrimoniale

Il manuale per non sposarsi da regalare agli innamorati

Vi amate? Avete trovato la donna o l'uomo della vostra vita? Non sposatevi. Siete omofobi? Siate a favore del matrimonio solo per i gay, nel senso: beccatevelo voi, che lo volete. In ogni caso è appena uscito un libro che tutti coloro che si amano dovrebbero leggere, e a scriverlo è il magistrale Giuseppe Culicchia. È un vero e proprio manuale da leggere se avete intenzione di sposarvi. Esilarante e vero, tragicomico come è la realtà.

Insomma Culicchia, da poco divorziato, ha deciso di fare un dono all'umanità con il volume Finché divorzio non vi separi, tra l'altro pubblicato per Feltrinelli, e Culicchia credo sia l'unico autore politicamente scorrettissimo (insieme a Piersandro Pallavicini, vedi L'arte del buon uccidere, edito da Mondadori) a comparire nel catalogo della Feltrinelli.

Come nota Culicchia, per noi cinquantenni quando andavamo a scuola i figli dei genitori divorziati erano pochissimi, oggi è il contrario, sono rari i figli degli sposati. Le ragioni sono evidenti: il matrimonio uccide l'amore, uccide il desiderio (a volte, aggiungo io, i coniugi si uccidono anche tra di loro). Si firma un contratto fondandosi sull'amore, «pensateci: davvero firmeresti un contratto - chessò, l'acquisto di una casa, di un'auto, di una barca - basandoti non sulle garanzie che di norma è bene richiedere in tali occasioni ma su una cosa così intangibile ed evanescente come l'amore?». Aggiungerei anche: sottoporre l'amore a un contratto svilisce l'amore, allora tanto vale fondare una Srl e inventarsi qualcosa insieme che non sia sfornare figli. I quali faranno le spese dei coniugi quando inizieranno le liti e saranno sballottati tra avvocati e tribunali. Il problema è che nella fase dell'innamoramento non si vedono molte cose, si acconsente a tutto, salvo poi rendersene conto dopo.

Culicchia passa in rassegna tutti i casi, vi mette in guardia su tutti gli indizi affinché in seguito non possiate dire di non esservene accorti. Agli innamorati piace viaggiare, ma state attenti a come lei ve lo chiede: «nel caso lei menzioni più volte che quando era bambina e/o adolescente i suoi genitori la portavano in un tot di luoghi esotici e, va da sé, piuttosto costosi tipo Maldive, Seychelles, Saint Barth, Bali, volendo anche Polinesia, perché se è così si aspetta tu sia in grado di fare lo stesso».

È vero che il tradimento esiste tra sposati e non sposati, ma se ti sposi giuri che per tutta la vita desidererai sempre e solo lo stesso uomo o donna, e questo è contro natura per qualsiasi specie, è come se, piacendoti molto il sushi, tu ti obbligassi a mangiare per tutta la vita ogni giorno solo sushi. Culicchia dà consigli, poi precisa «non sarò certo io a impedirti di sposarti. Però... però pensaci, a quel sushi».

Il manuale in questione mette anche in guardia i maschi dal fatto che viviamo in una società patriarcale eccetera eccetera come denunciano le femministe, tanto patriarcale che a prenderla in quel posto, nel divorzio, sarà sempre l'uomo, e anche durante il matrimonio. Dei bambini te ne dovrai occupare anche tu, ma anche di cucinare e di stirare. Stranamente però al momento del matrimonio se è lei a essere ricca nessun maschio vorrà la comunione dei beni, ma se è il contrario è scontato che il maschio la conceda.

Vedrete il vostro amore trasformarsi, da ragazza semplice l'amore della vostra vita cercherà di organizzare la festa di nozze più pomposa, e non volendo un abito da sposa da meringa finirà sempre per sembrare una meringa. Comprerete una casa grande, per i futuri bambini, e attenzione anche a quanti ne vuole la vostra innamorata, e in ogni caso l'orologio biologico è spietato, a vent'anni tutte si sentono emancipate dalla procreazione ma scoccati i trentacinque al massimo vogliono essere mamme, sennò non si sentono realizzate. In seguito vi ricorderanno i sacrifici che hanno fatto per i figli - mia mamma lo imputa anche a me, come se avessi chiesto io di nascere quando già a sei anni avevo capito che «è funesto a chi nasce il dì natale».

A Torino, ci informa Culicchia, i matrimoni civili si celebrano in un ex manicomio. «Il fatto che si tratti di un ex matrimonio femminile, oggi trasformato in anagrafe, è a seconda dei punti di vista secondario o emblematico. Secondario perché verrebbe da dire che vale il concetto di matrimonio in sé, e stop. Emblematico perché si potrebbe dire che solo una pazza può pensare seriamente di passare tutta la vita con lo stesso uomo, o perché - più banalmente - le donne sono in definitiva tutte pazze, come sosteneva Charles Bukowski: ma qui siamo al livello dei famosi adagi donna al volante pericolo costante, che dopo il #metoo si possono ancora pensare ma non si possono proferire. Da parte mia preferisco il concetto di manicomio in sé, perché è evidente che per sposarsi bisogna essere pazzi in due».

Anche io una volta mi sono sposato, ma il mio è stato un matrimonio riuscitissimo, è durato otto mesi. Mi sono reso conto di quello che ho fatto solo quando mi sono dovuto trovare a che fare con il divorzio, quattro anni di guerra perfino con l'incursione della polizia in casa mia, ma questa è un'altra storia (mica tanto, ma stiamo parlando di Culicchia).

Insomma, libro consigliato a tutti gli innamorati, i fidanzati, ma anche prima, io lo metterei come lettura obbligatoria nelle scuole. Lo dice lo stesso autore: «Finché divorzio non vi separi è il libro che andrebbe consegnato d'ufficio a tutti i promessi sposi, al momento delle pubblicazioni. Chissà perché, nessuno l'aveva ancora scritto. È toccato a me colmare questa grave lacuna.

D'ora in poi, se vi imbatterete in queste mie pagine, non potrete dire di non essere stati/e/* avvertiti/e/*».

Commenti