Maran? Il sindaco dribbla il Consiglio

«Come volevasi dimostrare». Il vicepresidente Pdl dell’aula Riccardo De Corato ci ha provato a chiedere una seduta del consiglio comunale dedicata alle ripercussioni che lo scandalo tangenti che ha travolto Filippo Penati e il Pd, che ieri lo ha ufficialmente sospeso dal partito, hanno avuto su Palazzo Marino. Dai rapporti tra la società Caronte e Atm alla delega assegnata da Pisapia all’assessore alla Mobilità Piefrancesco Maran, vicino a Penati, fino agli sms spuntati dai faldoni dei pm che tirano in ballo sia Maran che il capo di gabinetto del sindaco Maurizio Baruffi. «Come era prevedibile» nell’ufficio di presidenza convocato ieri a mezzogiorno «la maggioranza ha respinto la richiesta dell’opposizione». Il presidente Basilio Rizzo che in passato dai banchi dell’opposizione pretendeva l’intervento di Letizia Moratti (e prima ancora di Gabriele Albertini) in aula per ogni foglia che si muoveva su Milano, ora ribatte: «Devo garantire il rispetto delle regole» e «si possono convocare sedute solo per questioni che riguardano la nostra attività amministrativa» la posizione di Maran «non riguarda il lavoro dell’amministrazione, non ha assunto nessuno». I pd presenti alla riunione, Natale Comotti e Andrea Fanzago, si sono allineati accusando il centrodestra di voler strumentalizzare la vicenda. «Ho fatto rilevare - fa presente De Corato - che per motivi meno gravi, Rizzo, la capogruppo del Pd Carmela Rozza e l’assessore Pierfrancesco Majorino quando stavano in minoranza chiedevano dimissioni e consigli straordinari. Prendiamo atto che a parti invertite l’attuale maggioranza si chiude a riccio e il sindaco non ritiene di parlare nell’aula di Palazzo Marino ma di farlo tutti i giorni sui media, dimenticandosi che parlare in consiglio vuol dire parlare alla città in nome di quella trasparenza di cui ha tanto parlato in campagna elettorale, salvo dimenticarlo a meno di cento giorni dall’elezione». L’effetto alla fine dei conti sarà che del caso se ne parlerà il triplo delle volte invece che concentrando il dibattito in un’unica seduta. Lunedì prossimo nel primo consiglio post-ferie l’opposizione «occuperà» il tempo degli interventi liberi (previsto dall’articolo 21 a inizio seduta) sul caso Penati e Maran. Poi arriverà in aula la delibera sulla modifica dello statuto della Serravalle al centro delle indagini, e Pdl e Lega faranno il bis. Domani, come ha anticipato il capogruppo Pdl Carlo Masseroli, «raccoglieremo comunque le 16 firme necessarie per convocare una seduta straordinaria su questo tema». Potranno volerci anche venti giorni perchè venga messa in calendario, ma Pisapia a quel punto non potrà scappare. E chissà che per allora non si aggiungano altri dettagli preoccupanti da chiarire ai cittadini.
«La sinistra ha già perso per strada la voglia di trasparenza promessa in campagna elettorale - puntualizza anche il capogruppo del Carroccio Matteo Salvini -. Alla prima chiamata a chiarire alla gente una questione di cui si discute su tutti i media, Pisapia si tira indietro. E non si capisce perchè, se non ha nulla da nascondere».

Il sindaco e la giunta «non mi hanno manifestato la volontà di intervenire in aula - conferma Rizzo - ma ho convocato le commissioni in cui i consiglieri potranno avere tutte le informazioni che chiedono», la prima giovedì con l’audizione del presidente Atm Elio Catania. Anche Fanzago sostiene che le commissioni con Catania «sono più che sufficienti».

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