La Marcegaglia predica bene, ma...

Conviene darsela a gambe levate, quando un discorso inizia con la formula: «Signor presidente, Signori ministri, cari amici». Piuttosto conviene andare al bar, giocare al videopoker, fumare una sigaretta, flirtare. Insomma fare tutto, tranne che stare in sala ad ascoltare e a farsi vedere. Il rischio è sentirsi dire frasi del tipo: «Capacità di offrire al Paese una visione lunga, noi siamo il fulcro del Paese, avvertiamo un dovere preciso, sarà cruciale il modo in cui verrà affrontato il risanamento, occorrono crescita e competitività, lavoriamo anche per superare i nostri limiti, chiediamo al Paese di crescere, ciò che conta è il senso di responsabilità». L’autocoscienza si ferma qua. Prendiamo dunque sul serio il discorso di Emma Marcegaglia rivolto al presidente, ai ministri e ai suoi amici. E mettiamolo a confronto con quanto la medesima Confindustria fa a casa propria. Insomma vediamo come alla buona predica segua l’ottima «razzolata». Paragoniamo le richieste di Confindustria nei confronti del Paese con quelle che specularmente gli azionisti del Sole-24 ore (il quotidiano di casa) fanno alla Confindustria. Diciamo subito che ne escono delle belle. E che c’è poco da maramaldeggiare: oggi tutta l’editoria ha i suoi guai. Certo è che mettere in relazione i buoni propositi di Miss President e la relazione con cui i suoi dipendenti hanno bocciato il bilancio del Sole-24 ore in qualità di azionisti di minoranza, fa una certa impressione.
Spesa pubblica. Urca, si tratta della malattia dell’Italia. E fa bene Emma Marcegaglia a dire: «Deve diminuire almeno di un punto di Pil all’anno per i prossimi tre anni». Avrà utilizzato lo stesso sobrio comportamento in casa? «Negli ultimi dieci anni - si legge nel documento degli azionisti Sole-24 ore - il Sole ha investito per linee esterne 130,9 milioni di euro, al netto dell’investimento della Radio. La verità è che le acquisizioni del passato sono servite per comprare fatturato. Ma quei ricavi sono stati acquistati a carissimo prezzo». La spesa di Confindustria è così simile a quella pubblica dello Stato. Anzi in proporzione superiore: basti pensare che il Sole in Borsa capitalizza 60 milioni.
Trasparenza. Dice bene la relazione letta ieri: «Per sradicare il malcostume è fondamentale che la trasparenza negli acquisti della Pa sia totale». E cosa si pensa dalle parti del Sole-24 ore? «In 287 pagine di fascicolo di bilancio, manca del tutto una cifra chiara e certa sul numero delle copie vendute quotidianamente dal Sole-24 ore. Leggiamo che ha fatto peggio del mercato. Perciò vi chiederemo innanzitutto un’operazione trasparenza: quali sono le cifre e le tendenze delle vendite reali».
I Mercati finanziari. Su questo tema evidentemente il presidente di Confindustria parla a ragion veduta. «Chi in questi tre anni decisivi non saprà garantire all’Italia più crescita, sappia che si assume una grande responsabilità... e ancor prima degli elettori verrà punito dai mercati finanziari». Negli ultimi tre anni, ricordano i soci del Sole, «il titolo ha perso in Borsa il 70 per cento del suo valore. Ma per la società pare non esserci problema tant’è vero che ha scritto che il titolo del Sole-24 ore ha recuperato dai minimi di marzo». Una discreta punizione dai mercati, non c’è che dire.
Retribuzioni. E qui siamo tutti d’accordo. Con Confindustria che dice: «non era più sopportabile la dinamica degli stipendi pubblici... sganciata dalle logiche dell’efficienza e della responsabilità». E con gli azionisti di minoranza del Sole che polemicamente scrivono: «... l’ad Claudio Calabi se n’è andato incassando “altri compensi” per 944mila euro» nonostante i conti del gruppo dimostrino «lo stato confusionale in cui ci siamo trovati». Non è detto che sia confusionale; ma certo 50 milioni di euro di perdite nette, e margini operativi «girati in rosso nel 2008» quantomeno non dimostrano una grande efficienza.
Finanza. «Non vogliamo più castelli di carta», dichiara Marcegaglia nella sua relazione pensando alla finanza internazionale. Giusto. Ma come valuta il fatto che il suo gruppo editoriale ha distribuito (come scrivono i soliti azionisti di minoranza) «3,5 volte tutti i profitti fatti dal 2005 a oggi»?
Varie. I soci del Sole si lamentano delle «incertezze gestionali», della carica di amministratore «vacante per tre mesi», e della «confusione della corporate governance». Sono più o meno le stesse richieste di efficienza che Confindustria pretende dalla macchina pubblica. Insomma avrà fatto tesoro delle contestazioni interne. Brutta storia. Mai però come quell’invito finale che i giornalisti-azionisti del Sole fanno: «In un’azienda come la nostra, i cui prodotti editoriali insistono sull’etica della responsabilità, noi vi chiediamo più responsabilità e più etica».

Ma sono forse «pazzi» questi azionisti del Sole? Non sanno che da lì a poche settimane il loro presidente avrebbe chiesto al Signor presidente, ai ministri, alle Autorità e ai suoi amici proprio la stessa «responsabilità» ed «etica» per passare «dalla divisione alla condivisione». Ma come si fa?

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