La più celebre scritta in corsivo del mondo, la Coca Cola, si conferma il top brand a maggior valore economico del pianeta. Alla venerabile età di 124 anni (è nata nel 1886), la storica multinazionale di Atlanta conquista, per l’undicesimo anno consecutivo, il podio della Best Global Brands, la classifica dei 100 marchi globali a maggiore valore economico stilata ogni anno da Interbrand, brand consultancy a livello internazionale. Dopo la Coca Cola (valore del brand 70,452 miliardi di dollari), seguono IBM (64,727 miliardi) e Microsoft (60,895 miliardi).
Il rapporto è anche una cartina di tornasole della difficile situazione economica mondiale: il crollo della finanza, le difficoltà dell’auto, la tenuta del lusso, la crescita del low cost e della tecnologia. All’interno della classifica - che vede tre marchi italiani Gucci (al 44mo posto), Ferrari (91ma), Armani (95ma) - da rilevare la performance di Google che nell’ultimo anno ha accelerato il passo, avvicinandosi ulteriormente al podio: raggiunge la quarta posizione aumentando il valore del proprio brand del 36% rispetto al 2009 (43,557 miliardi). Il brand con la miglior perfomance è Apple (+37), seguito da Google e BlackBerry (+32%). Nokia perde il 15% del proprio valore principalmente a causa del ritardo nel segmento smartphone, ma resta nella top 10 (8a), ed è il primo brand non Usa. La peggior performance (-24%) è di Harley Davidson, uno storico brand ancora in cerca di una direzione per il futuro. Dieci sono le new entry: Sprite (61), Santander (68), Barclays (74), Jack Daniel’s (78), Credit Suisse (80), Corona (85), 3M (90), Johnnie Walker (92), Heineken (93) e Zurich (94). Non stupisce la scomparsa di BP travolta dal peggiore eco-scandalo di tutti i tempi. Nel segmento finanziario Allianz (67a) guadagna 14 posizioni rispetto all’edizione 2009: il valore del marchio oggi vale 4,9 miliardi di dollari, il 28% in più rispetto ad un anno fa ed in assoluto il tasso di crescita più alto del settore e tra i primi cinque maggiori incrementi a livello complessivo. Lusso: Interbrand evidenzia l’impatto complessivamente contenuto della crisi sui brand del lusso: Louis Vuitton (16), Hermes (69), Cartier (77), Tiffany & Co (76) e Burberry (100). Automotive: andamento positivo per quasi tutti i marchi. Mostra un’inversione di tendenza Ford (50) che guadagna un 3% rispetto ad un anno fa. Mercedes sale del 6% (12ma a oltre 25 miliardi di dollari) e BMW (15) resta sostanzialmente stabile, mentre continua la propria corsa Audi (63, +9%). Nel segmento sportivo il valore di Porsche (72) cresce del 4%. Unica nota negativa è quella di Toyota (11), con un valore considerevolmente ridimensionato (-16%): tra le cause, il maxi-richiamo di prodotti a inizio anno, evidentemente dannoso per un brand da sempre sinonimo di qualità totale. Finanziario: la classifica di quest’anno mostra i primi segnali positivi dopo la crisi. JP Morgan, tra i pochissimi brand del settore a restarne immuni, sale del 29% (29), mentre resta stabile Goldman Sachs (37), sia pure con molte pressioni sul piano della reputazione. Quattro gli ingressi in classifica: Santander (68), Barclays (74), Credit Suisse (80) e Zurich (94). Tecnologia: cinque dei primi dieci brand in classifica appartengono al mondo della tecnologia, così come i tre brand con i maggiori incrementi di valore economico: Blackberry (54), Google, Apple (17). Positivo anche l’andamento di Samsung (19), Intel (7), Cisco (14), Oracle (22) e Adobe (88).
Food and Beverage: il settore è segnato, come detto, dall’ ingresso di tre brand, Sprite (61), Corona (85) e Heineken (93), che hanno sfruttato i nuovi punti di contatto offerti dai mezzi digitali e mobili. Entrano anche brand di alcolici come Jack Daniel’s (78) e Jonnie Walker (92).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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