da Milano
Alla fine Sergio Marchionne ha deciso di sbilanciarsi: resterà alla Fiat fino al 2012. Dopo tante rassicurazioni, lultima delle quali arrivata il 31 marzo, allassemblea degli azionisti («io da qui non mi muovo»), ieri lad del Lingotto ha aggiunto, in unintervista, anche lanno entro cui assicura il suo impegno a Torino. La Borsa ha subito tirato un sospiro di sollievo e il titolo Fiat ne ha subito beneficiato, tornando sopra i 15 euro (15,07) dopo aver chiuso con un più 2,7 per cento. Marchionne ha così messo la parola fine, almeno per i prossimi tre anni, alla ridda di voci che lo davano in bilico tra il gruppo Fiat e il colosso bancario svizzero Ubs, di cui è da poche settimane vicepresidente non esecutivo.
Voci che hanno preso ancora più consistenza dopo le dimissioni del numero uno di Ubs, Marcel Ospel, seguite alla crisi in cui è piombata la banca costretta a svalutazioni per 37 miliardi di dollari. Ieri, inoltre, è tornato alla carica lex presidente e azionista con lo 0,7%, Luqman Arnold, che per la seconda volta nellarco di pochi giorni ha scritto a Marchionne, invitandolo questa volta a un incontro prima dellassemblea. Nella prima missiva, Arnold ha chiaramente chiesto allad della Fiat di prendere in mano le redini di Ubs almeno fino a quando il gruppo non avesse trovato un manager allaltezza di diventare il presidente.
Il finanziere inglese, che è a capo del fondo Olivant, non ha visto di buon occhio la recente nomina di Peter Kurer al vertice di Ubs, e spiega di essere tornato a scrivere per chiarire quali passi auspica che Marchionne intraprenda prima dellassemblea. Secondo Arnold la principale responsabilità del consiglio di sorveglianza «è la pianificazione della successione e la selezione di un nuovo presidente», soprattutto viste le preoccupazioni nate dopo che «un processo frettoloso e scorretto non è riuscito a individuare un candidato adeguato».
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