Il «mare» alla Darsena dimezza anche l’isola della movida

Un colpo di vento e la cartina finisce nel canale. Ogni tanto, si sa, l’acqua fa brutti scherzi... la piantina dell’isola pedonale sui Navigli si è ristretta. O meglio dimezzata e limitata solo all’Alzaia Naviglio Grande. Dopo quattro anni di discussioni, minacce di ricorsi contro il Comune da parte dei residenti, urla di dolore da parte dei gestori dei locali, palazzo Marino ha trovato la quadra, in versione «light». Il presidente di zona 6 Massimo Girtanner, incaricato dal vicesindaco e assessore alla Mobilità Riccardo De Corato di mettere la parola fine all’annosa vicenda dell’isola pedonale permanente sui Navigli, ha inforcato le forbici e dimezzato il progetto del precedente assessore alla Mobilità Edoardo Croci, che tanto aveva fatto infuriare gli abitanti. Il maxi disegno, infatti, prevedeva la chiusura al traffico di entrambi i Navigli, per un costo di sei milioni di euro: sarebbero serviti per rifare le pavimentazioni i marciapiedi, installare telecamere, pilomat.
Dopo lo stop all’autosilo subacqueo in Darsena da parte del sindaco Moratti e alla mancata realizzazione del parcheggio in piazza Arcole è impensabile - il ragionamento del presidente di zona - chiudere le tre sponde dei Navigli e le vie limitrofe alle auto.

Proprio per questo il Comune si impegnerà a «pubblicizzare» il parcheggio di porta Genova, sottoutilizzato perché sconosciuto ai clienti dei locali, illuminarlo e renderlo più sicuro, magari con telecamere.
Una volta chiusa alle auto la zona, toccherà ai ghisa essere inflessibili con gli automobilisti indisciplinati: per questo si sta pensando di creare un presidio di vigili in viale Gorizia.

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