Il destino gioca con le sue
imprevedibili trame. Già scritte nella vita di un'ignara ragazzina
che partiva con il babbo da Savona «per vedere le meraviglie del salone
nautico e respirare l'aria della darsena». Quella ragazzina, oggi
quarantenne di trent'anni... è il presidente di Fiera di Genova Spa e si
appresta a vivere l'ennesima rassegna internazionale della nautica. Da
protagonista. Chi lo avrebbe detto? «Questo ricordo dice - mi emoziona
tantissimo, ma è anche una motivazione in più nel mio nuovo ruolo».
Sara Armella, avvocato tributarista con studi a Genova e Milano,
sposata, una bimba di 3 anni, è segnalata tra i migliori fiscalisti
nella selezione mondiale di «World Tax»ed è membro dell'International
Fiscal Association.
Insieme con l'ad Beppe De Simone,
anch'egli fresco di nomina, ha già dato il via all'«operazione
austerity »: risanare i conti della società a capitale pubblico e
rilanciare il quartiere fieristico. Che nell'immediato significa:
abolizione della carica di direttore generale (ovviamente con un
«grazie al dottor Urbani per il lavoro svolto»); rinuncia volontaria
al gettone di presenza nei cda; drastici tagli a «benefit e voci di
spesa di competenza dei precedenti vertici aziendali»; contenimento
delle consulenze «per valorizzare le professionalità interne».
Sara Armella sa benissimo che con l'aspirina si cura al massimo un raffreddore.
Presidente, fin qui i primi tagli, ma rilanciare significa soprattutto investire.
«Evidentemente
non basta contenere i costi e riorganizzare le funzioni di vertice.
Io e De Simone siamo stati chiamati soprattutto per un'operazione di
rilancio che non riguarda tanto il Salone Nautico una macchina da
guerra - quanto le altre manifestazioni che sono in tensione. Bisogna
distinguere il contenuto della "scatola nautica" dal resto della Fiera,
che è fatto di ordinaria amministrazione in verità un po' faticosa.
Certamente partiamo da un'eccellenza e ce la teniamo stretta. Ma allo
stesso tempo non possiamo dimenticare che questo sarà il terzo
esercizio consecutivo in perdita, che i nostri soci non possono né
ricapitalizzare né concedere finanziamenti.
Quindi siamo di fronte a un'esposizione bancaria importante anche se non drammatica ».
Che cosa non ha funzionato negli ultimi anni?
«C'è un dato di fondo che si apre a qualche riflessione. Negli ultimi
anni c'è stato un impoverimento dell'offerta in termini di
manifestazioni. In sostanza i battenti restano aperti in media 85-90
giorni l'anno. Dobbiamo puntare all'incremento dei ricavi attraverso
un lavoro attento di riqualificazione dell'offerta fieristica, di
apertura verso nuovi possibili scenari, anche di marketing
territoriale. Solo così saremo più appetibili su tanti settori. Su
questo ci aspettiamo molto da Beppe De Simone».
Oltre alla rinuncia al gettone
di presenza nei cda, è vero che vi siete ridotti gli stipendi?
«Come
fa a saperlo? In effetti è la prima cosa che abbiamo fatto... Bisogna
dare il buon esempio, non si possono chiedere sacrifici solo agli
altri. E i dipendenti, per primi, hanno apprezzato questa svolta
all'insegna della sobrietà».
Però c'è molto altro da fare...
«Lo
so. Abbiamo appena ultimato la valutazione di una serie di
misuremigliorative per tutto il quartiere fieristico, compresa una
nuova parte destinata a uffici.Nell'ambito poi di un finanziamento
nazionale, a cui Fiera ha partecipato, e che garantirà l'afflusso di
5-6 milioni di euro, troveremo le risorse per riqualificare anche la
parte dell'ingresso,la viabilità,i passaggi.
E quella staccionata così triste che dà l'impressione di chiusura più
che di apertura... E, inoltre, consentire a Ucina di avere spazi più
consoni al suo rango istituzionale. Infine c'è tutto il dossier della
parte congressuale, uno dei centri pulsanti della Fiera. Stiamo
discutendo con il Comune di Genova dell'eventuale acquisizione del
Centro Congressi per una sua riqualificazione».
Qual è il ruolo del Nautico nel nuovo piano industriale?
«Un
piano industriale serio parte sempre dai punti di forza. Che per noi
sono il Salone Nautico Internazionale, vero caposaldo delle nostre
manifestazioni, ed Euroflora (mala formula di quest'ultima rassegna
andrà rivista, ndr ).
Bisogna ascoltare tutti gli attori che non sono soltanto i nostri
azionisti, ma soprattutto le imprese che nel caso del Nautico
confluiscono in Ucina. Partiamo dal Salone, senza avere la pretesa di
fare grandi iniezioni di novità. In primo luogo perché è il frutto di
una partnership consolidata con Ucina. Abbiamo già una visione
condivisa con il presidente Anton Francesco Albertoni e le imprese che
rappresenta per lavorare al meglio. Quest'anno credo molto nel
progetto " Genova in Blu",un'occasione per fare del Salone Nautico
anche una grande manifestazione popolare. Il discorso diventa più
complesso per i rimanenti 356 giorni dell'anno... Durante i quali
dovremo rimboccarci le maniche e trovare soluzioni adeguate e,
soprattutto, che abbiano margini di ricavo per Fiera Spa. Occorre che
tutte le manifestazioni abbiano una certa valenza strategica».
Marina Fiera Spa, asset importante ma ancora nel cassetto...
«È una partita delicatissima. Ho letto gli atti, e sono convinta che la
joint venture Fiera-Ucina sia irrinunciabile. La ragione per cui si è
realizzata la nuova darsena era proprio quella di incrementare
l'offerta legata al Salone Nautico. Non riesco a immaginare una
situazione in cui non ci siano Fiera di Genova e Ucina nella gestione
di questa partita importantissima.
Prego.
«Sono stata poco diplomatica?». No, perfetta.
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