da Roma
Non passa per un pugno di voti al Senato la mozione della Lega che chiedeva lo scioglimento del Consiglio regionale campano. E nellopposizione è tempo di sospetti, complice il dibattito sulla legge elettorale.
Di buon mattino, i liberaldemocratici di Lamberto Dini annunciano che non voteranno la mozione di maggioranza che punta a «salvare» Antonio Bassolino; e che voteranno, o non parteciperanno al voto, quella di Roberto Calderoli (cosa, poi, puntualmente avvenuta). Al momento del voto (anticipato dalla presidenza del Senato), però, nei banchi dellopposizione ce ne sono 17 vuoti; di questi, 12 di Forza Italia.
Così, il voto sulla mozione della Lega finisce con 141 sì, 144 no e 5 astenuti (che al Senato valgono come voto contrario). Votano a favore della mozione di Calderoli, Fernando Rossi e il «diniano» Giuseppe Scalera; si astengono, invece, i tre senatori dellItalia dei Valori, Massimo Villone della Sinistra democratica e Franca Rame.
Un attimo dopo il voto, scattano le polemiche. «Sono sconcertato - commenta Calderoli -. Le assenze dellopposizione hanno salvato Bassolino». Altero Matteoli, capogruppo a Palazzo Madama per Alleanza nazionale, rincara la dose: «Spero che le assenze registrate nel gruppo di Forza Italia non siano conseguenza dellaccordo sulla legge elettorale tra Berlusconi e Veltroni».
Renato Schifani, presidente dei senatori azzurri, replica: «Quando in passato ci sono state assenze nel gruppo di An nessuno ha mai ipotizzato lesistenza di un patto Prodi-Fini». E spiega che quelle al momento del voto «sono state assenze fisiologiche per una votazione che si è svolta con una forzatura del presidente Marini e alla quale ci eravamo opposti, unora dopo lorario fissato per la fine dei lavori dellaula; fuori da quello previsto e noto ai senatori». Schifani aveva chiesto che la votazione venisse rinviata a mercoledì, ma la presidenza del Senato non ha accolto la richiesta.
Roberto Castelli, capogruppo della Lega, ricostruisce un colloquio avuto con Schifani e rivela che lopposizione era a conoscenza che sarebbero mancati alcuni senatori, ma «bastavano 145 voti per far passare la mozione». Ne sono arrivati 141.
Nel tentativo di allentare la tensione sia Schifani sia Gaetano Quagliariello precisano che, seppure il Senato avesse approvato la mozione di Calderoli, non sarebbe stato possibile sciogliere il Consiglio regionale campano in quanto devessere il governo a decidere lo scioglimento. «E in questo momento il governo Prodi non lavrebbe mai fatto». Quindi per Schifani si è trattato di un «autogol federalista». Per Calderoli, però, chi ha fatto «autogol» è stato Schifani.
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