Maroni: "Gesto premeditato". Tartaglia dal gip Testimone: "Forse gli hanno passato il souvenir"

Nei confronti dell’aggressore il procuratore aggiunto Spataro ha chiesto la convalida dell’arresto. I legali di Tartaglia chiedono il ricovero in una comunità.  L'uomo rischia tre anni. Un testimone: "Ho la percezione che qualcuno gli abbia passato l'oggetto". L'informativa di Maroni alla Camera

Maroni: "Gesto premeditato". Tartaglia dal gip 
Testimone: "Forse gli hanno passato il souvenir"

Milano - Si è svolto, a San Vittore, l’interrogatorio di Massimo Tartaglia davanti al gip Cristina Di Censo. L’uomo, com'è noto, è in carcere da domenica perché ha colpito al volto, con un souvenir, il premier Silvio Berlusconi. Gesto che lo stesso Tartaglia, in una lettera fatta pervenire al capo del governo, ha definito "superficiale, vigliacco ed inconsulto". Al quarantaduenne viene contestato il reato di lesioni pluriaggravate. Il procuratore aggiunto Armando Spataro ha chiesto la convalida dell’arresto e la custodia cautelare in carcere. Il gip potrebbe decidere già domani se tenere in carcere Tartaglia o disporne il trasferimento in una struttura psichiatrica. La direzione sanitaria del Policlinico, da cui dipende la struttura dove lavora la psichiatra che da anni segue l'aggressore, ha trasmesso alla magistratura il documento firmato dalla dottoressa Lidia Miele, che da circa sei anni segue Tartaglia.

Chiesta comunità terapeutica "Abbiamo chiesto il ricovero in una comunità terapeutica, ma dato che questa struttura ci ha dato la sua disponibilità a partire dal 4 gennaio chiediamo nel frattempo il ricovero in ospedale psichiatrico". È quanto ha chiesto al gip l’avvocato Daniela Insalaco, legale di Tartaglia. "Restiamo ora in attesa della decisione, ha spiegato l’avvocato, sottolineando che le condizioni del suo assistito sono "discrete".

La salute mentale Tartaglia, che da anni soffre di disturbi mentali, è stato sottoposto ad alcuni accertamenti relativi alle sue condizioni di salute. Già da lunedi è stato trasferito nel centro di osservazione neuropsichiatrico, una struttura particolare all’interno del carcere di San Vittore dove Tartaglia in una cella singola ha trascorso la seconda notte di detenzione, sorvegliato a vista.

Le scuse al premier Tartaglia ha chiesto scusa in una lettera che ieri, tramite i suoi legali, ha inviato al Presidente del Consiglio. Tartaglia ha ammesso le proprie responsabilità: ha dichiarato di aver agito da solo e ha escluso "qualsiasi militanza o appartenenza politica". Da quanto è trapelato, a inquirenti e investigatori avrebbe confessato: "Quando l’ho visto avvicinarsi alle transenne, mi è venuto il sangue al cervello".

"Non sono un killer" L'aggressore, detenuto nel carcere di San Vittore, in isolamento, in una cella al Centro di osservazione neuropsichiatrico (sono in corso accertamenti sulle sue condizioni di salute), agli agenti di polizia penitenziaria che lo sorvegliano a vista, ha detto: "L’ho fatto io da solo, non sono il killer di nessuno".

Maroni: gesto premeditato Tartaglia "si trovava in prossimità del luogo della manifestazione già dalle 11 del 13 dicembre, proprio in preparazione del suo folle gesto: in particolare, la premeditazione risulta provata dalla circostanza che è stato trovato in possesso di una bomboletta spray al peperoncino e di altri oggetti contundenti, astrattamente idonei a ledere persone, tra cui un crocifisso in materiale resinoso". Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nella sua informativa alla Camera offre una "puntuale ricostruzione dei fatti" accaduti a Milano, così come "richiesto dalla loro eccezionale gravità". Erano "oltre 10mila le persone" accorse alla manifestazione del Pdl, mentre Silvio Berlusconi "è arrivato sul posto intorno alle 17,40: sin dall’inizio le forze dell’ordine hanno rilevato la presenza in piazza di un centinaio di persone che contestavano la manifestazione e il governo e i contestatori sono stati fatti subito arretrare.

Le forze dell'ordine "L’intervento dei reparti - ricorda il ministro - scongiurava ogni contatto tra i contestatori e i manifestanti, evitando ulteriori scontri e più gravi turbative allo svolgimento dell’evento". Non solo: "un altro gruppo di 4 o 5 persone, anch’esse contestatori, si era posizionato sotto il palco, all’esterno delle transenne, issando bandiere del Pdl; all’arrivo del premier, dopo aver abbandonato le bandiere, il gruppo ha tentato di srotolare a favore delle telecamere uno striscione con una scritta ingiuriosa nei confronti del presidente del Consiglio" ma "anche questo tentativo veniva scongiurato dalle forze di polizia che riuscivano ad evitare che la provocazione potesse degenerare in episodi più gravi".

Il bagno di folla Alle 18,35, nell’area retrostante il palco, e prima di ripartire, il premier "ha deciso di fermarsi per rispondere alle domande di alcuni giornalisti e per salutare i numerosi cittadini sistemati dietro le transenne: è proprio in questa occasione che alle spalle dei giornalisti e delle persone che salutavano, confusa tra la folla, una persona con un’azione improvvisa lanciava contro Berlusconi un oggetto in alabastro, una riproduzione del Duomo da lui comprata in precedenza in un chiosco della piazza".

L'aggressore Interrogato e arrestato, ricorda Maroni, l’aggressore "ha dichiarato di non appartenere a gruppi politici organizzati nè di frequentare centri sociall, ma di avere agito da solo,

spinto dalla rabbia che da tempo covava dentro di sè contro il presidente del Consiglio". Tartaglia, "incensurato, ha problemi psichici di tipo paranoico e di lavoro, nonchè grosse difficoltà relazionali con i genitori".

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