Sulla moschea la decisione spetta al Comune. A scaricare la patata bollente a palazzo Marino è il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che da Milano lancia l’allarme terrorismo islamico proprio sotto la Madonnina. «Stiamo valutando i possibili rapporti tra i volantini dei Nuclei armati territoriali e il radicalismo islamico» spiega. Nessuna decisione, però, sulla moschea. Una mossa che spiazza coloro che proprio dal Viminale si attendevano la soluzione del problema, dal momento che Maroni aveva annunciato l’arrivo di un disegno di legge nazionale.
Letizia Moratti, dopo una breve apparizione a palazzo delle Stelline, mostra di non avere fretta e ricorda che sta già lavorando con la prefettura: «Sui luoghi di culto abbiamo tenuto una riunione qualche settimana fa e stiamo componendo il gruppo di lavoro per studiare le modalità. Non abbiamo ancora parlato di luoghi, stiamo parlando di criteri».
Qualche accenno ai luoghi arriva dall’assessore all’Urbanistica, Carlo Masseroli, che esclude la costruzione di una grande moschea sul modello di quella di Roma: «Il percorso per la realizzazione di piccole moschee c’è, ma a Milano non ci sono ambiti territoriali che possano ospitare grandi moschee. Non ci sono altre grandi moschee nel Nord, e costruirne una a Milano significherebbe attrarre tutti i fedeli del Nord».
A protestare contro la posizione di Maroni il vicesindaco, Riccardo De Corato: «La questione non riguarda competenze in materia urbanistica, ma di sicurezza. Pertanto è il ministro che ci deve dire se ci siano standard sufficienti in città, visto quel che ha rappresentato viale Jenner e il paventato allarme terrorismo».
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