Marsciano, Spaccino in carcere si difende: "Non sono stato io"

L'uomo non ha mai lasciato la sua cella di isolamento. Domani è previsto l'interrogatorio di garanzia per la decisione sul fermo. Attesa per i riscontri dei Ris

Marsciano, Spaccino in carcere si difende: "Non sono stato io"

Perugia - Roberto Spaccino dal carcere continua a proclamare la sua innocenza. Lo ha fatto ieri, parlando con gli operatori dell’istituto penitenziario, durante la prima e lunga giornata passata dietro alle sbarre di una cella di isolamento dove resterà almeno fino all’interrogatorio di garanzia fissato per domani. L’uomo, 37 anni, accusato di aver ucciso la moglie, Barbara Cicioni, incinta di otto mesi, non ha voluto usufruire dell’ora d’aria di cui ha diritto, anche questa in solitudine, come accade per i detenuti in isolamento. Ha preferito non lasciare la cella di 12 metri quadrati che occupa da mercoledì sera.

Domani l'interrogatorio Niente televisione, niente giornali, solo un letto, un armadietto e un tavolino. Nessuna richiesta agli operatori. Indossa gli stessi abiti, un paio di jeans e una camicia a quadri bianca e celeste, che aveva al momento dell’arresto. Da quando è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare non ha più parlato con i suoi legali, gli avvocati Michele Titoli e Luca Gentili. Domani mattina sarà interrogato dal gip di Perugia, Marina De Robertis, alla presenza del pubblico ministero che sta seguendo le indagini, Antonella Duchini.

Attesa per i riscontri La procura di Perugia vuole accelerare i riscontri scientifici sulle macchie di sangue rinvenute nella villetta di Marsciano. Alcune macchie infatti non apparterrebbero alla vittima ma, probabilmente al suo assassino. Le tracce ematiche oltre che nella casa sono state rinvenute anche nel furgone utilizzato da Roberto Spaccino. In procura c’è attesa anche per le risultanze delle analisi del Dna sulla bimba che Barbara portava in grembo, per accertare se realmente potesse essere la figlia di Spaccino.

D’altra parte, per ammissione dello stesso marito, Barbara era stata da lui spinta ad abortire, forse perchè sospettava che il figlio non potesse essere suo o forse perché, come già emerso dal racconto di numerosi testimoni sentiti nella prima fase delle indagini, era sintomatico di uno stile di comportamento che lo aveva portato a non mostrare particolare interesse per nessuna delle gravidanze della moglie.

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