Masciandaro: «Un’enorme cambiale in bianco»

da Milano

«È come dare una forte dose a un drogato. Vedrà che si riprende. Ma non è una soluzione». La metafora è di Donato Masciandaro, ordinario di Economia della regolamentazione finanziaria alla Bocconi di Milano. I mercati hanno festeggiato il piano di salvataggio dei colossi dei mutui Usa. Ma l’economista invita a mettere da parte gli entusiasmi e a guardare la realtà di un sistema viziato da pochi controlli, bassi tassi, e alti debiti, incurante delle regole di mercato.
Professore, non è una svolta il salvataggio di Fannie e Freddie?
«È soprattutto il tentativo di una classe politica di salvare le apparenze, almeno fino alle elezioni. Il sistema americano è vissuto al di sopra delle proprie possibilità, alimentando non due, ma tre deficit: quello pubblico, quello commerciale e quello dei privati. Un’economia cicala che si regge solo grazie ai capitali stranieri. Solo che gli investitori stranieri hanno cominciato a prendere le distanze, la settimana scorsa Bank of China ha liquidato i titoli di Freddie e Fannie».
C’è la novità del deciso intervento pubblico.
«In realtà è la terza volta che l’amministrazione interviene e sempre calpestando le regole del mercato. Prima con Bear Stearns: non si era mai vista una banca centrale salvare una banca d’investimento. Poi, a fine luglio, Bush ha tentato di tranquillizzare i mercati annunciando il sostegno a Fannie e Freddie, ma con pochi risultati. Ora questo piano, che è un’iniezione di liquidità e un’enorme cambiale in bianco».
In che senso?
«Non si dicono i termini dell’operazione, ma si dice che si è disposti a immettere centinaia di miliardi di dollari e che dietro ai prestiti di Fannie e Freddie d’ora in poi ci sarà sempre lo Stato. In Europa una cosa del genere non passerebbe. S’immagini in Italia, se in un caso come quello di Alitalia, fosse venuto fuori un ente pubblico, come la Cassa depositi e prestiti a dire: “Ci pensiamo noi, copriamo i debiti, non si sa quanto ci costerà e non c’è un vero piano ma mettiamo subito tanti miliardi...”. Si sarebbero sentite le urla».
Insomma, in Europa come regole siamo messi meglio.
«Le regole di mercato è più facile che vengano rispettate in Europa. I principi della concorrenza sono molto più forti, anche nel settore bancario e della finanza.

Poi c’è un controllo maggiore: quando un Paese prende un’iniziativa non solo l’Europa vigila, ma anche gli altri Paesi, i membri Ue si controllano a vicenda. Il problema americano invece è quello di troppa politica in un settore fondamentale come l’economia».

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