Daniela Fedi
«Vado a prendere il mio papà». Con queste parole struggenti e dolcissime, Rossella Tarabini, 38 anni, si è imbarcata ieri pomeriggio sull'aereo per lo Zimbabwe dove ha perso la vita durante un safari l'industriale Gianpaolo Tarabini Castellani. La madre Anna Molinari, stilista di Blumarine e vero fenomeno nel rarefatto mondo della moda, è rimasta a Carpi con il secondo figlio, Gianguido, responsabile delle molte licenze di un'azienda modello del made in Italy. «Lo aspetto a casa che per lui come per tutti noi è il posto più bello del mondo» ha detto questa moglie che ha perso qualcosa di più di un marito nel tragico incidente avvenuto due giorni fa nella valle dello Zambesi.
I due erano infatti legatissimi, una coppia formidabile che non a caso ha costruito un piccolo impero basato esclusivamente sulla creatività. Si erano conosciuti da ragazzi, diversi come il giorno e la notte ma del tutto complementari. «Mia moglie è un vulcano» diceva lui che era un uomo tranquillo e di poche parole ma di moltissimi fatti, nessuno dei quali banale. Lei ha sempre sostenuto di dovere la sua leggendaria energia ad una specie di difetto genetico che le impedisce di sentire la fatica rendendola irruente e inarrestabile, davvero vulcanica. Sta di fatto che insieme i due facevano faville. La sola cosa che fisicamente li allontanava era l'annuale viaggio in Africa di lui che una decina d'anni fa aveva scoperto le forti emozioni dei safari. «È un modo come un altro per misurarsi con la natura, non si può spiegarlo a chi condanna la caccia» ci aveva raccontato una volta davanti ai suoi trofei spiegando che ognuno di questi proveniva da un viaggio accuratamente preparato e concordato con le autorità che in Africa proteggono il patrimonio faunistico. Davanti alle inevitabili obiezioni di chi non sopporta neppure l'idea di picchiare un cane con il giornale, Paolo Tarabini rispondeva mostrando le foto davvero meravigliose che riportava dai suoi safari. Proprio per questo ogni volta partiva con Aldo Castoldi, il fotografo delle sfilate della moglie e della figlia. Il triste compito di avvertire la famiglia è toccato a lui, scampato per miracolo al tragico incidente. Pare che il gruppo composto da un certo numero di battitori guidati da Claudio Chiarelli, un cacciatore professionista con vasta esperienza sul campo, sia stato attaccato all'improvviso da due elefantesse inferocite. «Sono scappati tutti - ha detto Castoldi - Claudio è riuscito a sparare alla prima elefantessa ma non alla seconda che ha travolto Paolo». L'industriale è sopravvissuto una decina di minuti dopo l'attacco, il tempo di dire «Faccio fatica a respirare, portatemi a casa, voglio andare a Carpi».
Solo Borges è riuscito a scrivere qualcosa di veramente consolatorio per chi resta: «Nessuno sa di quale porta, il marmo sia la chiave». Certo è quasi incredibile pensare che un uomo simpatico, intelligente e profondamente creativo se ne sia andato a 68 anni, quando ancora aveva tanto da dire e da fare. Qualche anno fa la figlia era scampata ad analogo incidente.
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