Marco Guidi
Laurearsi in Matematica e ritrovarsi a mungere mucche. Per giunta a migliaia di chilometri di distanza da casa. Eppure Git Amar, 46enne indiano del Panjab, è contento così. Arrivato in Italia nel 1989, è riuscito a integrarsi alla perfezione grazie al suo lavoro alla cascina Zodegatto di Cervignano dAdda, alle dipendenze del fattore Gianenrico Grugni, che pur di trattenerlo nella sua azienda gli ha costruito una casa nuova. Dove ora Git vive con la sua famiglia: moglie, due bambini e lanziana madre. Tutti indiani trapiantati in Italia. E tutti ben integrati. «I ragazzi sono nati qui e studiano, uno alle scuole medie e laltro alle elementari - dice Git Amar -. Mia moglie invece sbriga le faccende di casa, almeno fino a quando i figli non crescono. Poi magari si cercherà un lavoro, daltronde è laureata come me...»
Facendo un passo indietro, il matematico indiano racconta della sua vita in terra natia. «Mi sono laureato alluniversità di Amritsar quando avevo 27 anni. Nel frattempo lavoravo in campagna, da mio zio. Coltivavo patate e riso, una faticaccia!». Una volta divenuto dottore, Git comincia a insegnare alle scuole superiori. «Solo per due anni, prima di ritrovarmi in una fabbrica che produceva antibiotici. Non proprio il massimo...». Così pensa di lasciare lIndia, volendo imitare amici e parenti partiti per lOccidente in cerca di fortuna. «Ho seguito il consiglio di mio zio, andandomene in Italia. Anche se non conoscevo nulla di questo paese». I primi tempi sono difficili. Git non conosce la lingua, ha nostalgia della famiglia e la condizione di clandestino non lo facilita. «Poi per fortuna sono stato ospitato da un parente e ho cominciato a lavorare come operaio in un circo. Finché non è arrivata la legge Martelli...». Già, la legge Martelli. Git ottiene così i documenti e si cerca un lavoro stabile. Lo trova a Brescia, nellazienda agricola del cognato di Grugni. «Lì ho imparato il mestiere del mungitore. Poi sono venuto qui, a Cervignano, dove mi trovo ormai da 14 anni».
Il governo Prodi vuole dare la cittadinanza agli immigrati da cinque anni in Italia. Git è daccordo. «Solo così uno straniero può decidere del suo futuro con sicurezza, rispettando le leggi». Niente più nostalgia dellIndia? «È la mia terra e ci torno ogni due anni.
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