«Materiali contaminati usati per i riempimenti»

Che l’area di Santa Giulia non fosse stata ripulita a dovere dai veleni accumulati quando qui c’erano le fabbriche, ormai erano in molti a temerlo. Più sorprendente è stato scoprire che, oltre a non ripulire l’area, il costruttore Luigi Zunino e i suoi complici hanno scaricato nell’area materiale di ogni genere, inerti, speciali, tossici. Mentre sorgevano i palazzi e i giardini, continuavano a scaricare rifiuti.
Lo hanno raccontato con coraggio un camionista e un operaio che hanno lavorato nel cantiere. Il camionista F.D.B., interrogato dalla polizia locale su delega della Procura, ha detto: «I materiali contaminati che sviluppavano odori molesti venivano vagliati sul posto mediante appositi macchinari nella piazzola in cemento approntata per lo stoccaggio e dopo questo pre-trattamento, in parte venivano caricati su autocarri con targa tedesca per essere trasportati e smaltiti, mentre altri venivano utilizzati per riempimenti nei vari punti del cantiere e rilevati specificamente per realizzare la barriera antirumore che costeggia la Tangenziale Est: di fatto avveniva una miscelazione con varie tipologie di materiali inerti, più o meno contaminati». E l’operaio F.M.: «Era consuetudine durante le operazioni di scavo vagliare, separare e poi miscelare i rifiuti con altri materiali inerti provenienti da altri cantieri (per esempio la Stazione Centrale), per effettuare dei rilevati realizzati soprattutto lungo il tratto della tangenziale». E non è tutto: secondo il decreto di sequestro, sull’area della Cascina Merezzate, nella zona sud di Santa Giulia, sono stati scaricati altri trentamila metri cubi di rifiuti di ogni genere.
Secondo la Procura - che a scavare nel cantiere ha mandato i tecnic i specializzati dell’Arpa - le responsabilità della mancata bonifica dell’area dai veleni preesistenti ricadono sull’immobiliarista Luigi Zunino, sul «bonificatore» Giuseppe Grossi e su Claudio Tedesi, il superconsulente che per conto di Grossi stese una «Adr», ovvero Analisi di rischio, che dipingeva un quadro ben più roseo di quello ricostruito oggi dall’Arpa su incarico della Procura. Dell’utilizzo di Montecity come discarica abusiva rispondono anche i titolari delle due aziende di movimento terra incaricate delle operazioni, la Lucchini e Artoni e la subappaltatrice Edilbianchi.
Va segnalato che i nomi di queste due aziende hanno confermato, almeno in parte, le voci che nei mesi scorsi avevano parlato di una presenza nel cantiere di Santa Giulia di imprese in odore di malavita. La Lucchini e Artoni (di cui la Edilbianchi è una costola) era finita pochi mesi fa nel mirino della Direzione investigativa antimafia di Milano che l’aveva segnalata alla prefettura per la revoca del certificato necessario a contrattare con la pubblica amministrazione. Era emerso infatti che la società dopo essersi aggiudicata l’appalto per una parte dei lavori della linea 5 della metropolitana milanese aveva subappaltato buona parte dei lavori: ad un controllo della Dia, si era scoperto che su 22 aziende subappaltatrici, ben 17 erano collegate alla criminalità organizzata calabrese.

In seguito alla segnalazione della Dia, il prefetto Lombardi aveva tolto il «patentino» antimafia alla Lucchini e Artoni, che era stata estromessa dai cantieri del metrò. Solo la protesta dei lavoratori e una brusca interruzione dei rapporti con le aziende in odore di ndrangheta avevano consentito alla Lucchini e Artoni di riottenere certificato e appalti.

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