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Il matrimonio che si morde la coda

Il matrimonio che si morde la coda

La maggioranza delle coppie di conviventi di mia conoscenza non sono persone che si vogliono sposare, ma che non riescono a risposarsi. Non sono ovviamente coppie di omosessuali, e neppure coppie che per scelta o ragioni ideologiche (quali, poi) rifiutano di regolarizzarsi con un contratto legale già esistente, ciò che è il matrimonio: sono coppie da anni impaludate in separazioni e divorzi che prevedono tempi ancora lunghissimi e fuori epoca. È inutile fingere che l’istituto della famiglia, nei secoli o nei lustri, non si sia trasformato come avviene per tutto ciò che non muore ma semplicemente si trasforma: i divorzi esistono (nondimeno, numerosissimi, quelli della Sacra Rota) e le coppie di fatto non di rado sono solo delle responsabili liste d’attesa. Tutto il resto viene dopo.
Se è vero insomma che la famiglia è la cellula fondante della società, è pur vero che la società cambia: non acconsentire a tempi di separazione più brevi, a destra, fu una cecità che a mio avviso va di pari passo, a sinistra, con la pretesa di istituire un matrimonio di serie b.

Resta da capire se dobbiamo per forza identificarci o in Camillo Ruini o in Franco Grillini, e se non sia altrove, al solito, che si muova la maggioranza del cosiddetto Paese reale.

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