Maxi-truffa sui rifiuti, cinque arresti della Guardia di finanza

Le accuse: bancarotta e peculato. La società concessionaria nella riscossione dei tributi per conto di diversi Comuni avrebbe trattenuto i proventi per 10 anni, per un totale di circa 50 milioni di euro. indagato un funzionario municipale di Napoli

La spazzatura, in un modo o nell'altro, vale oro. La guardia di finanza ha arrestato cinque persone con le accuse di bancarotta fraudolenta e peculato nell'ambito di un'inchiesta sul crack da 18 milioni di una società concessionaria della riscossione delle tasse sui rifiuti che si sarebbe intascata 50 milioni in 10 anni. Gli arresti sono stati ordinati dal gip Micaela Curami e tra gli indagati figura anche un alto dirigente del Comune di Napoli. I finanzieri della sezione di polizia giudiziaria stanno eseguendo gli arresti a Milano e in provincia di Bergamo. Due le persone finite in carcere e tre ai domiciliari. Gli inquirenti stanno inoltre effettuando perquisizioni presso enti locali, tra cui il Comune di Napoli, abitazioni e sedi di società anche in altre regioni. L'attività investigativa - diretta dai pubblici ministeri Luigi Orsi e Sergio Spadaro - ha consentito di scoprire un'organizzazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e al peculato, che attraverso la gestione di una società milanese, incaricata della liquidazione, dell'accertamento e della riscossione di tributi e altre entrate (Tarsu, Ici, pubblicità, Tosap, multe, condoni) di alcuni enti locali, oltre a sottrarre fraudolentemente somme per circa 50 milioni di euro derivanti dalla riscossione dei tributi locali, avrebbe distratto 18 milioni di euro dal patrimonio della società, poi fallita. Tra i Comuni coinvolti figurano quelli di Napoli, Bordighera, Siderno, Grumo Nevano, Oppido Mamertina. In particolare, nel corso delle indagini è emerso - a partire dal 2001 - un flusso finanziario in uscita dalla società poi fallita diretto a due soggetti risultati essere amministratori di fatto della stessa: il denaro indebitamente sottratto proveniva dall'attività di riscossione dei tributi locali.

Successivamente, nel 2005, alla predetta società è subentrata nella gestione dei tributi un'altra impresa, con sede a Napoli e a capitale misto (con soci il Comune di Napoli e la prima società), ma sempre controllata di fatto dagli indagati, che hanno continuato a drenarne i fondi, anche mediante fittizi contratti di outsourcing con la stessa.

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