«Mayday, la cenere spegne i motori»

New York«Mayday. Mayday. Qui Speedbird 9, abbiamo i quattro motori in panne. Mayday, Mayday, i motori sono tutti fuori uso. Questo idiota della torre di controllo di Giacarta non capisce. Qui Speedbird 9, abbiamo perso tutti e quattro i motori, stiamo precipitando...». Era la voce disperata e incredula di Eric Moddy, il comandate del Boing 747 della British Airways che stava sorvolando in piena notte il cielo di Sumatra a 10mila metri d'altezza.
Improvvisamente, in pochi secondi, tutti e quattro i motori si erano spenti ed erano diventati palle di fuoco sotto gli occhi dei pochi passeggeri ancora svegli. Sul Boeing 747, come in un sogno maledetto, era calato un silenzio spettrale: i motori erano diventati muti.
Era il 24 giugno 1982, il volo con 276 passeggeri più 12 di equipaggio era partito da Londra diretto a Perth, in Australia. Intorno a mezzanotte, il Boeing della British Airways stava volando con il pilota automatico, le nuvole erano diventate all'improvviso minacciosamente plumbee: il cielo era sparito. Anche a diecimila metri d'altezza, tutto era maledettamente buio. Il vulcano Galunggung, situato a 160 chilometri a sud est di Giacarta, era in piena attività eruttiva da poche ore. Nessun aeroporto indonesiano aveva avvertito l’aereo inglese che si era infilato nell’enorme fungo di polveri pesanti e sabbia tagliente come vetro che in pochi secondi ha mandato in panne e azzittito i potenti motori Rolls Royce.
«Mai nella storia un 747 ha perso tutti i motori! Forse ho commesso qualche errore con il pilota automatico inserito?», grida come un dannato il capitano al suo vice Barrie Townley, il quale lo rassicura: «Sto controllando tutti gli strumenti e nonostante il fumo che continua ad entrare nella cabina, non c’è alcun segnale che indichi la presenza di un incendio a bordo. Non riesco a trovare nulla, maledizione».
«Stiamo calmi - grida il comandante a se stesso e al suo vice - Possiamo volare per almeno mezz'ora senza motori e poi cercheremo di planare sopra l'oceano». Una manovra disperata. Durante la planata, per ben 50 volte i piloti proveranno e riproveranno ad avviare i motori e alla fine, quando il Boeing si preparava all'ammaraggio, come in un film hollywoodiano, il quarto motore, poi il secondo e quindi il terzo ripartono d'incanto e l'aereo inglese dopo dieci minuti atterrerà miracolosamente all'aeroporto di Giacarta.

È la storia, ricostruita minuto per minuto, dal regista Steven Hunter in un documentario che andrà in onda stasera in Italia sul National Geographic Channel, del primo «scontro» tra un aereo e le ceneri di un vulcano. Venti minuti di terrore che hanno cambiato la storia dell’aviazione e che spingono il mondo a temere quel cono di fumo che si alza dall’Islanda.

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