Quando la scossa può arrivare da unespulsione. Senza il condottiero in panchina, il Napoli si è svegliato dal letargo e ha portato a termine la «missione impossibile», quella di centrare gli ottavi di Champions. Casualità? Strategia studiata a tavolino? O semplicemente meriti di una squadra consapevole dei propri mezzi?
Alla vigilia della sfida del Madrigal, Walter Mazzarri era probabilmente il più teso di tutti. Come lo è stato durante la partita, vissuta sullorlo di una crisi di nervi (vedi le proteste furibonde con il quarto uomo per il mancato rosso a Zapata, reo di un presunto fallo da ultimo uomo su Lavezzi). Il tutto mentre in campo cera una squadra contratta, poco brillante, che vedeva solo fantasmi da battere: il ruolo di favorita per la qualificazione, la pressione per la prima volta da padroni del proprio destino, il tabù italiano di Villarreal.
La sensazione, dunque, è che lallenatore toscano avesse caricato troppo i suoi per questa gara fondamentale. Al di là di quello che dice allesterno - mascherando bene le sue inquietudini e sembrando a volte presuntuoso - Mazzarri è uno molto esigente con se stesso, pronto a cambiare se si convince di avere sbagliato, magari senza ammetterlo mai in pubblico.
E stavolta unammissione - chissà se vera (ma a questo punto è poco importante) - lha fatta: quellespulsione era un gesto pensato, un po come faceva Dan Peterson sui parquet di mezza Italia quando voleva dare la scossa alla sua truppa. Una sorta di sacrificio nel momento in cui capisci che la squadra non recepisce più le indicazioni - in effetti sembrava più esagitato lui di tutti gli undici in campo e quindi i suoi giocatori parevano spaesati - e ha bisogno di qualcosa di scioccante. Ecco così il gesto eclatante, linvenzione, se tale è stata, a costo di beccarsi le critiche e magari una squalifica per la gara di andata degli ottavi.
«Noi allenatori cerchiamo sempre di vincere, ho visto che i ragazzi erano tesi e che il Villarreal, al quale bastava il pareggio, perdeva tempo - ha raccontato a Sky il tecnico livornese -. Con quella piccola spinta a Nilmar che ha causato la mia espulsione ho voluto dare la scossa. Avevo appena detto ai ragazzi "giocate come sapete". Non bisognava permettere ai nostri avversari di addormentare la partita e quindi ho pensato che i ragazzi potessero trarre dal mio gesto qualcosa di stimolante».
Il suo silenzio nella pancia del Madrigal dopo la partita è stato indicativo: Mazzarri voleva sbollire il nervosismo e lasciare il palcoscenico ai suoi ragazzi, con i quali poi si sarebbe spiegato a freddo. Anche se il grande architetto del fenomeno è lui, come dimostra la cavalcata europea di 85 giorni conclusa con 11 punti, serate esaltanti e un solo stop a Monaco.
E tanto per scomodare paragoni illustri, qualcuno ha parlato di gesto plateale alla Mourinho. Celebri le sfuriate del portoghese ai tempi dellInter, ancora più famoso il gesto delle manette. «È un grande allenatore, lo stimo perchè vuol vincere, dà input ai propri giocatori, come voglio fare io ogni volta. In quel momento ho visto larbitro condizionato dallambiente e dovevo scuotere un po tutti», ha sottolineato ancora Mazzarri. Che dopo limpresa ha concesso una giornata di riposo ai calciatori. Ma forse era lui che ne aveva bisogno più di altri, per liberare la mente e godersi la vittoria.
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