PescaraNuova bufera regionale in Abruzzo. All'alba di ieri è finito agli arresti domiciliari l'assessore regionale alla Sanità del Pdl Lanfranco Venturoni. Con lui, per per le stesse ipotesi d'accusa, corruzione, peculato e abuso d'ufficio, anche l'imprenditore Rodolfo Valentino Di Zio, proprietario della DeCo, azienda che si occupa di rifiuti. Un'inchiesta partita nel 2008 dalla Procura di Pescara su un affare tra rifiuti e politica che travolge altri vertici abruzzesi del Popolo della libertà: il vice coordinatore regionale del partito Fabrizio Di Stefano, il senatore Paolo Tancredi e il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi. Nell'elenco degli indagati compare anche il nome dell'ex assessore regionale Daniela Stati, che ha lasciato da poco il Pdl, alle prese con una nuova indagine a suo carico dopo quella su Abruzzo Engineering. Nell'ambito dell'inchiesta sono indagate complessivamente 12 persone con l'accusa di corruzione e associazione a delinquere.
I senatori Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano secondo i pm avrebbero chiesto e ottenuto dagli imprenditori Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati sindaci, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo e Pescara. Contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni. La DeCo, inoltre, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara, non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l'affitto. A ciò si aggiungerebbe che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio 20 mila euro. La Stati è indagata per favoreggiamento perché, sentita dai pm come persona informata dei fatti e sulle pressioni ricevute, «eludeva le investigazioni in ordine al delitto di corruzione». Ma Di Stefano è finito nel mirino degli investigatori anche per la vicenda dei rifiuti nel Chietino in merito alla discarica di Lanciano. In quanto all'assessore alla Sanità, lui è coinvolto in qualità di ex presidente del Consiglio di amministrazione della Team spa, società a prevalente partecipazione pubblica per la gestione dei servizi ambientali municipali del Comune di Teramo.
Insieme ai fratelli Rodolfo Di Zio (amministratore delegato della Deco Spa) e Ferdinando Di Zio (presidente del Consiglio di amministrazione della Deco), che sono soci e proprietari della Deco spa, Venturoni avrebbe messo in atto un piano di svuotamento della Team spa per favorire la Deco spa e far ottenere a quest'ultima, senza gara d'appalto, l'affidamento della costruzione e gestione di un impianto di bioessiccazione dei rifiuti a Teramo. Senza mandato del consiglio di amministrazione della Team Spa, Venturoni avrebbe deliberato l'acquisto del 60 per cento delle quote della società Tecnogyl srl, costituita il 12 luglio 2007 dai fratelli Di Zio con capitale conferito interamente dalla Deco (poi trasformata in Team tecnologie Ambientali). L'obiettivo, per l'accusa, era di attribuire al privato un partnership in società pubblica, sapendo che di lì a poco sarebbe stata autorizzata a costruire e gestire un impianto di bioessiccazione. Come corrispettivo per l'acquisto di queste quote societarie, Venturoni si sarebbe appropriato di 30 mila euro, derivanti dal patrimonio della Team spa, e li avrebbe versati alla Deco. L'unico obiettivo era quello di favorire la Deco nella realizzazione dell'impianto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.