da Milano
Rimasto un po in disparte in questi ultimi mesi, forse un po «bruciacchiato» dalle operazioni bancarie accadute nella sua Milano e comuni limitrofi, Roberto Mazzotta sembra ora pronto a riaprire la partita della crescita per la sua Banca Popolare di Milano.
«La Banca deve porsi con decisione lobiettivo di un salto dimensionale - scrive il presidente dellistituto di Piazza Meda nella lettera ai soci in vista della prossima assemblea del 15 febbraio - concorrendo a realizzare unoperazione straordinaria». Di che tipo? Va da sé che nomi non ce ne sono, ma la cornice è data da «quelle (operazioni, ndr) che il mercato ancora ci propone».
Dopo le delusioni di Intra e Lodi, entrambe corteggiate, ma poi finite ad altro sposo (Veneto Banca per il gruppo lacustre, Banco Verona e Novara su Bpi), la Popolare di Milano è apparsa a molti come la grande sconfitta del risiko allitaliana. Lo stesso Mazzotta, fin da tempi non sospetti, aveva sollecitato il sonnacchioso mondo delle banche cooperative a muoversi, arrivando a teorizzare lutilità per lintero Paese della nascita di una super-Popolare. Alluopo aveva introdotto, primo caso in Italia, il voto di lista per il cda di una banca retta dal sistema del voto capitario.
Candidandosi, nel frattempo, per la presidenza dellAbi proprio come uomo delle popolari. Tutto inutile: appena il nuovo corso di Mario Draghi in Bankitalia ha reso possibile (quasi) tutto, sono stati gli altri a chiudere operazioni. Lasciando Bpm un po isolata e, per molti sul mercato, anche possibile preda. Ora Mazzotta torna a parlare. E lo fa proprio con i suoi soci, per tranquillizzarli e riproporre la sua strada. Certo, Bpi, piuttosto che Intra non ci sono più. Ma restano in campo big del credito cooperativo come Bper a Modena e Bpv a Vicenza, oltre che gruppi non cooperativi ma comunque legati al territorio, che è poi la missione in cui crede Mazzotta.
La scelta del momento in cui tornare a farsi sentire non è casuale. Lassemblea del 15 febbraio verrà chiamata ad approvare unaltra novità epocale: labolizione del privilegio ai dipendenti nella distribuzione dellutile. E nello stesso tempo i conti del gruppo, nel 2006, si presentano come i migliori di sempre, con quasi 400 milioni di utili in crescita del 50%, tutti o quasi legati al risultato della gestione operativa, 650 milioni, in crescita del 30%. E per questanno le prospettive sono altrettanto solide. Per questo, con unulteriore iniezione di modernità da un lato, e la solidità dei conti dallaltro, la Pop Milano riesce dal suo guscio per bussare alla porta della crescita su scala nazionale. Anche perché i numeri non bastano, dice Mazzotta.
Lobiettivo di unoperazione straordinaria «è posto con forza dalle ragioni non eludibili di una realtà competitiva esterna dalla quale è illusorio pensare di poter prescindere senza gravi e negative conseguenze».
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