M&C, schiaffo a De Benedetti Tamburi blocca l’aumento

Giovanni Tamburi dà battaglia a Carlo De Benedetti davanti ai soci di M&C. L’assemblea della società, nata nel 2005 come un fondo «salva imprese», ha approvato la prevista maxi-cedola da 62 centesimi ad azione; ma la Secontip di Tamburi, appoggiata da altri investitori istituzionali, ha bloccato la richiesta di assegnare al cda la delega per tornare a rafforzare il capitale del gruppo nei prossimi 5 anni. Lo schiaffo dimostra l’indisponibilità del banchiere a consegnare una sorta di delega in bianco al board di M&C ora che sta per scattare l’Opa da 38 milioni della famiglia Segre. Approvarla sarebbe stato «in netto contrasto» con la precedente decisione del gruppo di svuotare la cassa per dare il dividendo (tecnicamente una riduzione del capitale), ha detto il rappresentante di Secontip.
Fino a qui l’ufficialità, ma lo stop all’aumento consente in prospettiva a Tamburi di confermare il proprio peso specifico nel libro soci (15,2% del capitale). E quindi un maggior spazio di manovra davanti all’Opa dei Segre, compresa la possibilità, su cui scommettono le sale operative, di studiare una contro-mossa: insieme con Tamburi hanno votato i fondi Cerberus (8,1%), Lemanik (2,1%), Angelini partecipazioni e State Street. I Segre hanno messo sul tavolo 38 milioni (8 centesimi ad azione il prezzo dell’Opa), ma M&C, scalata la cedola, avrà ancora in pancia quasi 60 milioni (313 milioni la posizione finanziaria netta a fine marzo) da cui detrarre l’impegno necessario a sostenere le partecipate Comital e Treofan. L’interesse della famiglia Segre dimostra che l’azienda ha un valore «al di là di quello che abbiamo distribuito», ha notato l’ingegnere. De Benedetti, che rimarrà alla presidenza di M&C fino al termine dell’Opa, non si è però sbilanciato sulle scelte della cassaforte Romed: «vedremo», ha detto, aggiungendo di aver rifiutato proposte «molto superiori» giunte tramite una primaria banca italiana. I Segre sono comunque in stretti rapporti con De Benedetti dall’era della vecchia Olivetti. Una coesione confermata ieri in assemblea, quando Massimo Segre ha espresso «profondo stupore» per l’opposizione del gruppo Tamburi. Polemiche poi sul fatto che la delega per l’acquisto delle azioni proprie, inclusa nell’aumento, comprendeva le privilegiate (in mano a un pugno di manager) e sul quorum.

Intanto i Segre hanno ottenuto l’ok di Bim al riassetto di Ipi (+40% in Borsa): acquisteranno il 50,8% della società di Danilo Coppola a 1,9 euro per azione. Il mercato scommette che i destini di Ipi e di M&C si incroceranno ma a Torino negano.

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