McCall Smith: «Le donne indagano meglio»

Alexander McCall Smith, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. I suoi gialli sono un’oasi per il lettore, stufo di cloni più o meno ben riusciti dello stesso bestseller. Non ci sono i serial killer, né le autopsie, né i templari. Infatti qualcuno sostiene che non sono neanche dei gialli. «Hanno ragione, ma non me ne preoccupo. Infatti, io non considero i miei libri come delle detective stories, anche se gli assomigliano. Io però non tratto il delitto, il crimine in modo diretto. Mi interessano di più argomenti diversi, per esempio capire come affrontiamo e viviamo la nostra vita».
Cosa che per anni ha fatto attraverso i suoi libri ambientati in Africa, dove è nato e cresciuto, e che hanno reso Precious Ramotswe, l’unica detective donna del Botswana, la beniamina di innumerevoli lettori di tutto il mondo. Ora ha deciso di tornare all’altra sua patria, la Scozia: «Volevo scrivere di più del luogo dove vivo. Anche se sono un grande ammiratore dell’Italia, dove ho molti amici e torno sempre volentieri, e dei vostri scrittori, come Buzzati e Calvino. Ma trovo molto interessanti anche la Scozia, e la mia città, Edimburgo». Dove McCall Smith insegna diritto: l’ideale per un giallista. «Veramente insegnavo, ma il mio background di professore ha sicuramente influenzato la mia scrittura. Infatti sono interessato ad argomenti come la responsabilità e la colpa, e anche agli aspetti etici che nascono dal comportamento che teniamo nella vita di tutti i giorni».
Lo stesso interesse che muove la sua nuova eroina: Isabel Dalhousie, direttrice della «Rivista di etica applicata» e fondatrice del Club dei filosofi dilettanti, che è anche il titolo del libro edito da Guanda (pagg. 264, euro 14,50, traduzione di Giovannni Garbellini). D’altronde, come scriveva Cecil Chesterton, fratello del più famoso Gilbert Keith, filosofia e giallo si occupano della stessa cosa: fenomeni visibili con una spiegazione nascosta. Infatti per Isabel il passo da filosofa a investigatrice dilettante è breve: a spingerla è la morte di un giovane, caduto sotto i suoi occhi dal palco di un teatro senza motivo apparente. Indagare, cercare la verità: un compito che McCall Smith affida sempre alle donne. «Mi piacciono i personaggi femminili. Li trovo interessanti: le donne sono abili a vedere diversi aspetti di una situazione, alcuni dei quali non possono essere notati dagli uomini».
Ma per scoprire la verità bisogna essere sinceri, soprattutto con se stessi. Isabel lo è: quando si chiede se ha il dovere morale di fare uno sforzo per superare i pregiudizi sul bellimbusto fidanzato di sua nipote, si risponde (giustamente, scopriremo) di no. Roba da far rabbrividire i «politicamente corretti»: ma McCall Smith, grazie a Dio, non lo è. «È vero. Credo che la gente debba pensare e parlare liberamente. Ma si dovrebbe sempre pensare agli effetti che producono le parole, e si dovrebbe evitare di ferire le persone».
La buona educazione come etica quotidiana: nella terra di Precious Ramotswe si chiama «botho», ed è quel che distingue il Botswana dagli altri Paesi e lo rende speciale, secondo i suoi abitanti e McCall Smith. E che il nostro mondo ha buttato via, insieme all’arte di vivere.

«Quanto siamo stati miopi - scrive McCall Smith - ad ascoltare chi diceva che l’educazione era un’inutile convenzione borghese, oramai priva di valore. Di conseguenza, la morale è andata a farsi benedire, perché l’educazione era la pietra angolare di una società civile». Speriamo che ci salvino le vecchie zie. Come Isabel.

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