McLaren a processo: «Potevano fare una Ferrari»

E adesso la McLaren è formalmente sotto accusa. La «brutta verità» ventilata dal presidente Montezemolo non più tardi di domenica scorsa ha trovato ora un luogo, Parigi, e un giorno, giovedì 26 luglio, in cui svelarsi. La spy story con la Ferrari al centro in veste di parte lesa e la McLaren nei panni, sempre più sgualciti e inguaiati, di presunta colpevole verrà giudicata davanti al Consiglio mondiale Fia, al cui vertice siede il presidente Max Mosley, che ha ribadito: «È un bene che l'intera vicenda sia venuta a galla, faremo piazza pulita». E così sarà. Anche perché quello che nel mondo sportivo equivale a un rinvio a giudizio arriva neppure un giorno dopo la consegna, da parte della Ferrari alla Fia, del memoriale di Coughlan, l'ingegnere che aveva in casa il dossier sui segreti Ferrari. Segno che, c'è da giurarci, Mosley, davanti alle prove, è saltato sulla sedia. In serata, è arrivato anche il comunicato via e-mail della McLaren, in cui si ribadisce l'estraneità del team alle azioni fatte a titolo personale da Coughlan e che nulla di quella documentazione è stato utilizzato sulle F1 della squadra. In aggiunta, il commento: «Siamo davvero molto delusi nell'aver appreso delle accuse della Fia».
A complicare la posizione del team ha però certamente contribuito l'entrata in scena del manager McLaren Jonathan Neale, che Coughlan assicura di aver avvisato riguardo il dossier e che avrebbe fatto l'errore grande di non denunciare tutto. Ad aggravare la situazione c'è poi la tempistica: «Troppo a lungo quella documentazione è rimasta in mano a gente dell'altra squadra», hanno spesso ripetuto gli uomini in rosso. Dunque, soprattutto di questo i legali e il vertice McLaren dovranno rendere conto nell'incontro con la Fia. Il team inglese dovrà rispondere per il «possesso non autorizzato, tra marzo e luglio, di documenti e informazioni confidenziali appartenenti alla Ferrari, comprese informazioni che potevano essere utilizzate per progettare, costruire, testare, controllare, sviluppare e/o mettere in funzione un'auto Ferrari 2007 di F1». Capirete che dietro questa escalation di verbi c'è una bomba, c'è «la brutta verità». Perché fin qui si era parlato di fine aprile, invece la Fia cita addirittura marzo: significa che nel memoriale consegnato da Coughlan alla Rossa viene indicata questa data, significa che il dossier era in mano a uomini McLaren da inizio campionato, da prima del via.
Il team inglese è accusato di aver violato l'articolo 151c del codice sportivo, quello che vieta e punisce «ogni comportamento fraudolento o lesivo degli interessi di ciascuna competizione o dell'interesse generale degli sport motoristici». Non solo. L'articolo 3.1 delle norme 2007 cita: «È responsabilità del team assicurarsi che le persone che vi lavorano rispettino le regole». A questo punto i possibili scenari iniziano a delinearsi: il più probabile, come anticipato dal Giornale all'indomani dello scandalo, è quello di una punizione per il team che tocchi anche le classifiche piloti di Hamilton ed Alonso. Ma la McLaren rischia ben altro. Nel 1995, alla Toyota, colpevole di aver gareggiato nella serie rally con turbine illegali, la Fia e Mosley dissero: «La squadra deve assumersi le proprie responsabilità».

E il team fu cancellato dal mondiale in corso ed escluso da quello successivo. Ecco che cosa rischia la McLaren. E senza mondiale, addio ad Alonso (e si sapeva) e addio ad Hamilton che certo, a 22 anni, non accetterà volentieri un anno sabbatico.

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