Stefano Zurlo
da Milano
Unudienza preliminare drammatica. Senza precedenti. «Adesso - spiega il gip Fabio Paparella - vi do lettura del decreto». «Si fermi, giudice», lo interrompe lavvocato Nicolò Ghedini. Paparella si blocca e Ghedini corre in cancelleria. Qui presenta unistanza di ricusazione contro il gip. Giusto mezzora, poi ludienza riprende e Paparella annuncia la sua decisione: Silvio Berlusconi e lavvocato inglese David Mills sono rinviati a giudizio per corruzione in atti giudiziari. Verranno processati il 13 marzo dellanno prossimo davanti ai giudici della decima sezione del tribunale di Milano. «Paparella - commenta Ghedini - non ha rispettato la legge». «A Milano - aggiunge Piero Longo, codifensore del Cavaliere con Ghedini - ormai non mi meraviglio più di nulla e mi stupisco di tutto. Lesito di questa udienza preliminare conferma questo stato danimo quando vengono celebrati processi a carico dellonorevole Berlusconi». Il Cavaliere tace, ma da Arcore filtra la sua amarezza, doppia, perché la tesi della difesa non è stata accolta e si alza un «polverone» politico più che giudiziario.
Paparella aveva già rinviato a giudizio Berlusconi e unaltra decina di imputati nel troncone principale dello stesso procedimento, relativo alla compravendita dei diritti televisivi delle major di Hollywood. Questo dibattimento inizierà il 21 novembre e il leader di Forza Italia dovrà rispondere di falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita.
Nellindagine stralcio, che ora verrà pesata dal tribunale, Berlusconi era invece accusato di aver comprato due false testimonianze di Mills, ritenuto dalla Procura larchitetto di un sistema di società off shore riconducibile alla Fininvest: il legale, marito del ministro Tessa Jowell, non avrebbe detto la verità in aula, prima nel corso del processo All Iberian e poi nel dibattimento per le presunte tangenti pagate dal Biscione alla Guardia di finanza. Secondo la Procura, Berlusconi avrebbe versato «almeno 600mila dollari», attraverso il defunto manager Fininvest Carlo Bernasconi, per ammorbidire le deposizioni di Mills. Il tutto sarebbe accaduto fino al gennaio 1998, data che la dice lunga sul futuro di questa storia, destinata, inesorabilmente, a finire sotto la scure della prescrizione.
In una lettera al suo commercialista, nel 2004, Mills aveva messo in relazione quel denaro con un regalo ricevuto da Berlusconi. Poi però aveva ritrattato: «Ho detto che quei soldi erano un regalo di Berlusconi per evitare guai col fisco inglese. In realtà me li aveva dati un altro mio cliente: Diego Attanasio». Che a sua volta lha smentito. Mills non si è dato per vinto e ha prodotto alcuni documenti che ricostruiscono la storia di quei 600mila dollari, parte di una provvista di 2 milioni e 50mila dollari utilizzata per la compravendita di due navi di Attanasio. Non importa: per la Procura «appare ragionevole ritenere che il passaggio di 2 milioni di dollari alle Bahamas non sia altro che il primo degli innumerevoli travestimenti del denaro ricevuto da Mills a titolo corruttivo». Dunque, stop a nuove rogatorie e indagini supplementari, come proposto invece dagli avvocati.
Ecco ora il rinvio a giudizio. Con il colpo di scena. «Adesso - attacca Paparella - vi do lettura del decreto». «Si fermi, giudice», replica a sorpresa Ghedini. Paparella resta di sasso ma decide di accogliere la richiesta, formulata con una procedura anomala. Il pm Fabio De Pasquale, irritato, lascia laula, Ghedini e Longo vanno in cancelleria e depositano una nuova istanza di ricusazione, diversa dalla precedente, respinta dalla Corte dappello e ora al vaglio della Cassazione. Poi lepilogo e la lettura del decreto. «Paparella - spiega Ghedini - non ha rispettato la legge. Il giudice avrebbe dovuto sospendere ludienza preliminare in attesa del pronunciamento della Cassazione sulla nostra dichiarazione di ricusazione. Per non creare problemi avevano proposto noi di sospendere i termini della prescrizione, ma non siamo stati ascoltati.
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