Medici contro infermieri: "Ci rubano il mestiere"

L’Ordine denuncia il rischio di "un’invasione di campo nelle diagnosi e nelle cure durante le fasi di emergenza". I paramedici: "Facciamo ciò per cui abbiamo studiato". A Como record di auto di soccorso senza dottore a bordo

Medici contro infermieri: "Ci rubano il mestiere"

Medici contro infermieri. I toni non sono quelli della dichiarazione di guerra ma, questo sì, si stanno facendo piuttosto accesi. L’ordine provinciale dei medici teme invasioni di campo nelle diagnosi e nell’impostazione delle cure, soprattutto nel settore del primo soccorso. E gli infermieri, orgogliosi, rispondono di saper fare, eccome, il loro lavoro: "Collaboriamo con i medici e siamo complementari. Ma non siamo subordinati a loro".
I camici bianchi si dicono preoccupati "per l’erosione dei confini della professione medica" e puntano il dito contro le cosiddette équipe multiprofessionali. "Non è accettabile - insorge Ugo Garbarini, presidente dell’ordine provinciale dei medici - che i medici avvallino decisioni prese da altri, magari assumendosene le responsabilità medico legali. Questo porterà a uno svilimento della professione". Garbarini si riferisce alla gestione del primo soccorso. In Toscana, in Emilia Romagna e in sempre più province della Lombardia (in primis Como, Lecco e Sondrio), la gestione dell’emergenza viene affidata anche agli infermieri. Che, una volta sul posto, effettuano controlli ed elettrocardiogrammi da inviare al medico della centrale operativa del 118. "È pericoloso - denuncia Garbarini -. Non sempre l’elettrocardiogramma rivela con chiarezza l’imminente infarto. È importante che a visitare il paziente sia un medico". L’ordine dei medici di Bologna ha già presentato denuncia alla Procura per abuso della professione da parte degli infermieri e per il rischio che i medici facciano da prestanome ai casi gestiti da altri.
L’attacco viene sferrato proprio alla vigilia dell’esordio degli infermieri sulle auto di soccorso intermedio anche a Lodi. Il servizio, un anno fa, era stato sperimentato anche dall’ospedale San Carlo di Milano. E, anche in quel caso, l’Ordine non aveva usato mezzi termini per esprimere il suo secco no. "L’infermiere - spiega Giovanni Sesana, direttore del servizio 118 - non viene mai lasciato da solo ma è assistito da un medico in centrale. A Milano, con tutti gli ospedali che ci sono, i tragitti dei mezzi di soccorso sono molto brevi e sono davvero pochissimi i casi in cui la presenza di un medico può fare la differenza. Insomma, si può instaurare una buona collaborazione".
A replicare alle critiche è anche il presidente del collegio degli infermieri Ipasvi di Milano e Lodi Giovanni Muttillo: "Da parte degli infermieri - puntualizza - non c’è nessuna invasione di campo. L’infermiere ha una preparazione universitaria e un codice deontologico. E quindi esercita la sua professione in modo complementare al medico". In sostanza, il fronte degli infermieri sostiene di non imbarcarsi in situazioni ingestibili, soprattutto quando il settore è quello delle emergenze.


I medici tuttavia denunciano un’erosione dei confini tra camici bianchi e infermieri anche nella quotidiana gestione di tanti reparti. "Una professione - spiega Garbarini - non può prescindere dall’altra. La presenza del medico ci vuole sempre. Invece siamo alla vigilia di cambiamenti che rischiano di sovvertire la qualità della sanità".

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