Washington - Il presidente Barack Obama ha detto di essere convinto che il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente dell’autorità nazionale palestinese Abu Mazen "vogliono la pace": "possiamo farcela in un anno, non dobbiamo lasciarci sfuggire questa occasione". Stesso auspicio esternato anche da Papa Benedetto Xvi e dal Presidente israeliano Shimon Peres: "I colloqui tra Israele e Palestina aiutino il raggiungimento di un accordo rispettoso delle parti". Proprio per questo gli Stati Uniti daranno un "sostegno attivo e durevole" ai colloqui "ma non possiamo imporre una soluzione". Israeliani e palestinesi hanno concordato di incontrarsi ogni due settimane: la prossima sessione è prevista per il 14 e 15 settembre in Medioriente.
Dure concessioni e la sicurezza Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha detto che una "pace vera e durevole può essere raggiunta solo con concessioni dolorose e reciproche" da entrambe le parti e, in seconda analisi, una vera pace deve "tenere conto delle genuine necessità di sicurezza di Israele". Insomma, secondo Netanyahu, i palestinesi devono riconoscere "Israele come lo stato nazione del popolo ebreo".
Lo stop a nuovi insediamenti Il presidente della autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen ha detto oche Israele deve porre fine alla costruzione di nuovi insediamenti nei territori occupati. Pertanto, Israele dovrà mettere fine a l’embargo nella striscia di Gaza. Secondo Abu Mazen, infatti, "la sicurezza è vitale per le due parti" e bisogna fare tutto il possibile per "garantire questa sicurezza".
L'incontro tra il Papa e Peres Il Papa ha ricevuto Peres questa mattina in udienza nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Durante i colloqui, svoltisi in un clima di cordialità, è stato ricordato il Pellegrinaggio che Sua Santità ha compiuto in Terra Santa nel 2009. Sulla ripresa dei contatti diretti tra israeliani e palestinesi, in programma oggi a Washington, si è auspicato che essa aiuti a raggiungere un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due Popoli e capace di portare una pace stabile in Terra Santa e in tutta la Regione. E' stata quindi ribadita la condanna di ogni forma di violenza e la necessità di garantire a tutte le popolazioni dell'area migliori condizioni di vita. Non è mancato un riferimento al dialogo interreligioso e uno sguardo d'insieme alla situazione internazionale. I colloqui hanno permesso di esaminare anche i rapporti tra lo Stato d'Israele e la Santa Sede e quelli delle Autorità statali con le comunità cattoliche locali. Al riguardo, si è sottolineato il significato del tutto particolare della presenza di queste ultime nella Terra Santa e il contributo che esse offrono al bene comune della società, anche attraverso le scuole cattoliche. Infine, si è preso atto dei risultati raggiunti della Commissione bilaterale di lavoro, impegnata da anni nell'elaborazione di un Accordo relativo a questioni di carattere economico e si è auspicata una rapida conclusione del medesimo.
Le speranze di Obama "Sono fiducioso, con cautela, ma sono fiducioso", ha detto Barack Obama. Al suo fianco, nella East Room della Casa Bianca, c’erano i leader di Giordania, Egitto, Israele, e Palestina, che il presidente americano ha incontrato singolarmente nel corso della giornata . Atmosfera cordiale. Parole di impegno. Promesse di fare il possibile per raggiungere l’obiettivo comune: la creazione di una stato palestinese sovrano accanto a Israele e la fine delle violenze. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha stretto la mano al leader dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. Lo ha chiamato mio partner per la pace.
L'inizio dei negoziati E quando Obama lo ha incalzato, chiedendo "abbiamo il coraggio e la saggezza per andare avanti?", Netanyahu ha accolto il messaggio: "Senza pace perdiamo tutti. Il mio popolo vuole una pace duratura, non un interludio tra due guerre", ha detto. Abu Mazen è pronto a un accordo, ma ha avvertito: "Israele deve bloccare tutti gli insediamenti nel territorio che i palestinesi rivendicano come il loro stato. E deve porre fine all’embargo della Striscia di Gaza", ora sotto il controllo di Hamas. "Questi sono i due ostacoli principali alla pace. Lavoreremo diligentemente, senza tregua, per assicurare il successo dei negoziati", ha affermato il leader palestinese. Mentre alla Casa Bianca si discute, gli attentati continuano. In Cisgiordania l’altro ieri sono stati uccisi quattro coloni israeliani, un attacco rivendicato da Hamas. Per Obama un massacro assurdo, che tuttavia non fermerà il processo di pace.
"Respingiamo queste attività terroristiche, niente fermerà gli Stati Uniti nel sostegno alla sicurezza di Israele e nel perseguimento di una pace duratura", ha commentato. I leader di Palestina e Israele per il momento concordano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.