Mediobanca frena ma si accende il faro sulle mosse dei soci

Scambiato il 2,2% del capitale. Statuto vicino al 2%. Le ipotesi sulla quota di Unicredito. Ricucci: «Ho un gruppo da 2,6 miliardi»

Marcello Zacché

da Milano

L’attacco alla «Galassia del Nord», se esiste, ieri ha subìto una battuta d’arresto. In altri termini, la corsa ai titoli delle società che rappresentano la spina dorsale degli equilibri del capitalismo nazionale, quali Mediobanca, Generali, Rcs Media Group, si è ieri fermata.
La tensione, però, resta alta. Le partite aperte, compresa quella tra Unicredito e i tedeschi di Hvb, aprono nuovi scenari. Tanto che si è per esempio saputo che l’immobiliarista Giuseppe Statuto ha liquidato del tutto la sua partecipazione in Rcs, per investire in Mediobanca. Mentre il grande protagonista della scalata Rcs, l’altro immobiliarista Stefano Ricucci (che ha anche un ruolo di rilievo nel tentativo di respingere le offerte degli olandesi di Abn su Banca Antonveneta e degli spagnoli del Bilbao su Bnl) ha ieri diffuso un quadro della situazione economica e finanziaria del suo gruppo, Magiste, soprattutto in risposta a chi lo accusa di scarsa trasparenza.
Mediobanca ha chiuso la seduta in calo dello 0,8% a 15,7 euro. Ma gli scambi, pari al 2,2% del capitale, sono rimasti elevati. Poco mossa Generali, che ha chiuso a 26,1 in lieve aumento (0,4%). Statuto ha dichiarato «di non aver più in carico titoli Rcs» e di avere investito in Mediobanca restando sotto al 2%. Una quota definita, per ora, «non strategica». Forse Statuto, in compagnia di qualche altro robusto compratore, punta sulle evoluzioni tra Unicredito e Hvb: qualora nell’operazione da 16 miliardi la quota di Piazza Cordusio in Mediobanca (9%, del valore di Borsa di 1,1 miliardi) venisse ritenuta non più strategica, andrebbero rivisti gli equilibri del patto. Con un possibile attrito tra Capitalia, altro azionista bancario forte di Piazzetta Cuccia, e gli altri soci del patto di sindacato. In questa chiave qualcuno potrebbe comprare per puntare sul riassetto. Un po’ come Ricucci sta facendo in Rcs, dove è arrivato al 18,2% (e forse anche vicino al 20%) nonostante un accordo di soci abbia blindato il 58% del capitale, proprio facendo conto sulle intenzioni di qualche socio. Come Fiat, per esempio, azionista con oltre il 10%, probabilmente interessata a liquidare una partecipazione da 440 milioni, da reinvestire nel riassetto societario in corso.
Ricucci, intanto, ha ieri fatto un riepilogo della situazione del suo gruppo. E non solo: ha inviato il suo certificato penale, dal quale non risulta nulla, al Sole 24 Ore, in risposta a un articolo in cui si riferiva di due denunce di pazienti relative alla passata attività di odontotecnico. Nello stesso articolo erano contenute valutazioni sul gruppo Magiste.

Che Ricucci ha smentito, ribadendo che il valore delle quote detenute è di 1,7 miliardi(4,9% di Bnl, 4,9% di Antonveneta, 1,9% di Bpl e 18,15% di Rcs), oltre a un patrimonio immobiliare di 900 milioni, per un totale di 2,6 miliardi di euro e un cash flow di 110 milioni di euro annui.

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