Mediobanca già prepara le prossime mosse

Ieri colloquio «positivo» con il presidente di Unicredit

Mediobanca già prepara le prossime mosse

da Milano

L’accordo è sempre più vicino. Il presidente Cesare Geronzi e l’amministratore delegato Alberto Nagel hanno ormai trovato la strada del dialogo per scrivere il nuovo statuto di Mediobanca. Tanto che è possibile cominciare già a ipotizzare i prossimi passaggi, figli di questo ritorno alla governance tradizionale.
Che, in altri termini, può anche essere rivisto come il ritorno a una presidenza forte. E quella di Geronzi punterà soprattutto a due obiettivi: il rafforzamento di Mediobanca come banca d’affari, e quello di Generali come player europeo. Il primo, in particolare, passerà da una strategia estera più aggressiva di quella perseguita con la governance duale dai manager del consiglio di gestione. Le recenti mosse oltre confine sono state il trampolino di lancio di questa strategia, ma nel lungo periodo non bastano, se si vuole una Mediobanca di stampo europeo. Le sedi aperte a Madrid, Parigi, Francoforte sono l’inizio. Poi ci vorrà qualcosa d’altro e le risorse ci sono. Il secondo, anche in ordine di tempo, è più in là da venire, in linea con il rinnovo dei vertici delle Generali previsti tra un anno e mezzo, per segnare con più nettezza le distanze dalla stessa Mediobanca e dare a Trieste tutte le chance possibili, anche alla luce dei recenti movimenti nella finanza europea, di giocare fino in fondo la partita a tre con Allianz e Axa.
A tutto questo si guarda già in questi giorni, in attesa delle due assemblee, ordinaria e straordinaria, del 28 ottobre.
Intanto proseguono i lavori per arrivare a un accordo sulla riforma della governance. Anche ieri si sono susseguiti gli incontri di Geronzi con Nagel e Renato Pagliaro. L’obiettivo è stendere una bozza che possa essere esaminata dal consiglio di gestione del 18 settembre. Mentre Alessandro Profumo, ad di Unicredit, ha ribadito in un’intervista al Corriere della Sera che la sua banca, primo socio di Mediobanca con l’8,6%, «non darebbe la sua approvazione» in caso di «imposizioni» che non tenessero nella dovuta considerazione le posizioni del management. «Saggezza vorrebbe che non si arrivasse ai voti - ha aggiunto -. Ma Unicredit intende proteggere il suo investimento». Profumo ha cioè ribadito la posizione del comitato strategico di Unicredit. E ieri anche il presidente di Piazza Cordusio, Dieter Rampl, si è recato a Piazzetta Cuccia da Geronzi. Poco più di 20 minuti di un colloquio andato «bene», come riferito dallo stesso Rampl.
Mentre Pagliaro e Nagel erano nello studio del giurista Piergaetano Marchetti, incaricato di redigere il testo della riforma. Lo stesso Marchetti è andato nel pomeriggio in Mediobanca dove ha fatto il suo ingresso anche Michele Carpinelli, il legale dello studio Chiomenti che in passato ha lavorato per i soci francesi di Mediobanca.

Intanto anche altri soci prendono posizione. Tra questi Ennio Doris, presidente di Mediolanum, sicuro di un accordo: «Non ci sono dubbi», ha dichiarato dopo il cda di Banca Esperia. La riforma servirà a dare «più peso a Mediobanca».

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