«Quello della Liguria è stato un risultato deludente per Silvio Berlusconi».
A parlare non è un esponente della sinistra vincitrice, ma un ex deputato di Forza Italia, elemento di spicco del Pdl. Enrico Nan non si iscrive al partito di chi pensa solo positivo.
Onorevole, riconosca però che non era facile.
«Certo, ma Lazio e Piemonte sembravano perse, eppure lì il miracolo cè stato. E in Liguria non è impossibile vincere, lo si è già fatto».
Vuole dire che quando cera lei alla guida del partito, nel 2000, si era vinto? Il centrosinistra non era quello di questanno.
«Non quando cero io, quando cera un altro partito. Quando cera Forza Italia, un partito che sapeva comunicare con la gente».
Infatti il difetto di comunicazione è stato ammesso.
«Forse allora sarebbe meglio ripensare al tanto bistrattato partito di plastica che però evidentemente sapeva stare sul territorio e non voglio riferirmi al 2000. Troppo facile».
Però quella è stata lunica vittoria a sorpresa.
«In altre occasioni il centrodestra è andato vicinissimo alla vittoria clamorosa. Si dice che Genova città è inespugnabile, ma Castellaneta era arrivato a una manciata di voti da Pericu».
Qual era il segreto?
«Un maggior coinvolgimento della gente nelle scelte».
La democrazia è una bella cosa, ma se ognuno dice una cosa diversa...
«La decisione finale è giusto che spetti al partito, ma solo quella finale, prima bisogna coinvolgere più persone. Penso allesempio della città di Savona. Alle regionali 5 candidati su 6 erano della provincia, 1 solo della città. Poi ci si interroga come mai si vince in provincia ma nella città il risultato resta negativo».
Però Savona non è più un fortino rosso.
«Non è la prima volta che si vince a Savona. Anche prima delle provinciali dello scorso anno era successo. Ma è una zona dove non si può abbassare la guardia».
Giudica sbagliata la scelta dei candidati?
«Voglio dire che non si può dare alcuna responsabilità a Sandro Biasotti, che ha fatto quel che poteva».
Ok, la colpa la dà al partito. Ma per il futuro?
«Intanto diciamo che non possiamo sempre sperare che la Lega intercetti il consenso che perde il Pdl. E poi ora bisogna pensare al prossimo obiettivo. Che è la città di Genova. Iniziando dal non perdere per strada altri pezzi».
Che tipo di pezzi?
«Persone di spicco che stanche di questo partito hanno scelto lUdc o la stessa Lega».
Magari perché offrivano una poltrona più sicura?
«Non è questione di poltrone, sennò io me ne sarei andato. Le lusinghe da altri partiti le ho ricevute anchio».
Ma è rimasto. Perché?
«Perché spero ancora che possa tornare lo spirito di Berlusconi. Lo spirito del Popolo della Libertà. Ecco il problema: il popolo. Dovrebbe essere il soggetto, non lo è. Viene sempre tenuto ai margini».
Anche lei sarebbe favorevole alle primarie del centrodestra?
«Di sicuro dobbiamo iniziare a ragionare assieme su tutte le candidature. Più sono condivise, meglio verranno accettate al momento del voto. Ed è il modo migliore di battere lastensionismo».
Il caso clamoroso di Plinio rimasto fuori non potrebbe essere il segnale di come prima del voto lelettore dica una cosa, ma poi nellurna ne faccia unaltra?
«Credo che il sorpasso di Rocca su Plinio sia dovuto a un altro fattore. Credo che in provincia, specie per lelettore di centrodestra sia più facile dare una preferenza rispetto alla città».
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