La Meloni vuole svecchiare le Camere: «Deputati a 18 anni»

RomaNon è (più) un Parlamento per vecchi. L’idea l’ha lanciata, ovviamente, Giorgia Meloni, che a 31 anni è diventata il ministro più giovane della storia della Repubblica d’Italia.
Perchè in Italia si deve aspettare fino a 25 anni per essere eletti alla Camera e addirittura fino a 40 per diventare senatore? Perché non equiparare l’elettorato attivo a quello passivo: a 18 anni si vota e dunque a 18 anni si può essere pure eletti in Parlamento? In Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Danimarca, Finlandia, Regno Unito e Germania bastano 18 anni.
La Meloni pone la questione e l’idea di rinverdire le Camere intriga anche chi giovanissimo non è più. Ovvero il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nato appena 52 anni prima della Meloni ma convinto pure lui che per riavvicinare i giovani alla politica sia necessario che sia per prima la politica ad avvicinarsi ai giovani. Il capo dello Stato ha più volte nei suoi discorsi sollecitato i giovani ad una partecipazione attiva, invitandoli anche a non lasciare l’Italia e a collaborare per far crescere insieme il Paese.
Napolitano e la Meloni affonteranno insieme la questione dell’eleggibilità e della partecipazione giovanile nel convegno Una giovane Costituzione, che si terrà domani nella Sala della Regina a Montecitorio. Oltre al capo dello Stato e al ministro della Gioventù saranno presenti anche i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Tra gli interventi quelli di Fausto Bertinotti, Italo Bocchino, Donato Bruno, Michele Vietti e Anna Finocchiaro. Cristiano Marini del Dipartimento di Studi sociali ed economici della Sapienza di Roma presenterà un Rapporto sulla Partecipazione politica giovanile mentre Renato Mannheimer illustrerà un sondaggio Ipso sul rapporto tra giovani e politica.
Abbassare l’eta dell’elettorato attivo potrebbe rappresentare un concreto stimolo ad una partecipazione più attiva alla politica ma farlo occorre un disegno di legge costituzionale. La Meloni per la verità aveva già pronto un testo, una bozza, che, nero su bianco, propone di ritoccare l’articolo 56 ed il 58 della nostra Costituzione in modo da abbassare da 25 a 18 anni l’età per l’eleggibilità alla Camera e da 40 a 25 quella per il Senato. Obbiettivo della riforma firmata Meloni è quello di «favorire la partecipazione dei giovani alla vita economica, sociale e politica del Paese; assicurare il ricambio generazionale all’interno delle istituzioni e perseguire una perfetta corrispondenza tra elettorato attivo e passivo nelle elezioni di Camera e Senato». Nel testo si prevede di rafforzare a favore delle nuove generazioni l’articolo 31 che tutela la famiglia, aggiungendo una norma che dispone la rimozione degli eventuali «ostacoli che impediscono la partecipazione attiva dei giovani alla vita economica, sociale e politica del Paese», evidenziando come in Italia non si sia mai davvero sviluppata «una vera e propria politica giovanile».


Il ddl costituzionale però non è stato depositato perché la proposta della Meloni potrebbe viaggiare insieme al treno delle riforme che il governo dovrebbe far partire in tempi strettissimi. Nella bozza messa a punto dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, è previsto infatti l’abbassamento dell’età per l’elettorato attivo. Non a 18 anni però ma a 23 sia per la Camera sia per il Senato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica