Meningite sempre più temuta dalle mamme ma i bambini vaccinati sono meno della metà

Meningite: tutti la temono, ma solo una persona su due ricorre alla prevenzione. È il quadro che emerge da un’indagine Eurisko presentata ieri a Milano, che ha intervistato 1.050 mamme italiane con almeno un figlio tra 0 e 15 anni. Tutte le mamme conoscono la malattia e i sintomi, l’85% sa dell’esistenza del vaccino anti-meningococco C (il meningococco, più in generale, è responsabile di un terzo dei casi) ma solo il 48% delle donne ha vaccinato i propri figli: nel 66% dei casi i genitori che non lo fanno sono preoccupati del rischio di infezione. Spesso le mamme vengono scoraggiate dallo stesso pediatra (11%). In primo luogo solo nel 26% dei casi è il medico a sollevare l’argomento, il 67% delle intervistate invece apprende l’esistenza di un siero dai media. E quando si parla dell’opportunità di vaccinare o meno, se il 53% dei medici incoraggia le mamme a fare l’iniezione scudo, il 10% dice di aspettare e l’8% la sconsiglia. Anche per questo ieri a Milano gli esperti hanno lanciato un appello per far diventare attiva e gratuita l’offerta del vaccino: ad oggi, infatti, c’è una situazione «a macchia di leopardo», con alcune zone d’Italia dove il vaccino è gratis, e altre dove l’offerta è passiva (è il cittadino a dover fare il primo passo), o addirittura dove il vaccino va almeno in parte pagato. Esemplare è il caso della Gran Bretagna, che per popolosità e per tipo di sistema sanitario è simile all’Italia: grazie a una campagna nazionale per la vaccinazione, nel 2007 non si è registrato alcun decesso da meningite C. In Italia, dal 2001 al 2007, si sono invece registrati oltre 400 casi di meningite C, di cui 63 fatali (14%). Un’incidenza nella norma, ma che si sarebbe potuta evitare: anche perché, concludono gli esperti, «la spesa per tutti i vaccini in generale, e non solo per quello anti-meningococco, è inferiore al costo del quinto antibiotico più venduto. Sarebbe meglio qualche antibiotico in meno, e qualche vaccino in più».
Quanto alla cura, fondamentale è che si riconoscano i campanelli di allarme della malattia, dal vomito alla rigidità nucale e alle lesioni cutanee rossastre. «Perché una diagnosi precoce salva la vita», avverte Susanna Esposito, vicedirettore della Clinica pediatrica I del Policlinico di Milano. Secondo gli esperti l’Italia deve fare di più: «In Gran Bretagna - evidenzia Walter Gualtiero Ricciardi, direttore dell’Istituto di igiene all’università Cattolica di Roma - con una campagna nazionale di vaccinazione sono riusciti nel 2007 ad azzerare i decessi da meningite di tipo C, contro i 78 morti registrati in media negli anni precedenti. Il siero ha permesso di ridurre del 95% i casi di meningite C nei bambini».

E in Italia? «I casi di meningite batterica sono circa 900 l’anno, di cui un terzo provocati da meningococco. E tuttora questa patologia resta una delle principali causa di mortalità e di morbosità nei bambini al di sotto dei 10 anni e negli adolescenti tra 15 e 19 anni».

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