Pechino 2008

Messi-Ronaldinho, la sfida delle stelle per non tornare a casa

Brasile e Argentina si giocano un posto in finale. Il commissario tecnico verdeoro Dunga: "Tra noi non c’è mai una partita normale"

Messi-Ronaldinho, la sfida delle stelle per non tornare a casa

C’è un unico rimedio per spegnere il pianto cinese dopo il forfait di Liu Xiang: mettere l’Argentina da una parte e il Brasile dall’altra dentro lo stadio dei Lavoratori di Pechino. E poi buttarci in mezzo un pallone.

C’è arrivato anche il Cio e oggi Messi contro Ronaldinho non ce lo toglie nessuno, chi vince va in finale, sugli spalti Diego Armando Maradona e tanti bellimbusti a gustarsi probabilmente l’ultima sfida vera del calcio olimpico, visto che da Londra 2012 saranno esclusi i fuori quota, almeno nelle intenzioni di Rogge. E che il rimedio sia efficace ci sono le prove, fischi assordanti dei paganti contro Julio Batista che ha tenuto fuori Messi, delirio nel ritiro del Brasile dove i volontari assediano Ronaldinho anche quando il ragazzo non c’è, sentono l’odore, ne intuiscono la presenza e si avventano nel vuoto armati di penne e fogli per l’autografo come cavallette imbizzarrite.
Comunque la sfida tiene tutti svegli, soprattutto argentini e brasiliani, i primi campioni uscenti, i secondi mai d’oro all’Olimpiade, e il fatto che i detentori siano i loro nemici più cari, rende la vigilia rovente: «Un fantasma che ci perseguita», ha commentato il verdeoro Diego.

I quarti non sono stati una passeggiata, tutte e due sono dovute arrivare ai supplementari, il Brasile addirittura contro un Camerun che ha giocato un tempo in dieci. Per Carlos Dunga una sconfitta contro l’Argentina sarebbe lo schiaffo più umiliante, e non gli riesce neppure un minimo di ironia: «Fra noi e loro ci sarà sempre rivalità - ha detto il ct brasiliano -. Fra di noi non ci sarà mai una partita come un’altra». E sulla presenza di Maradona sugli spalti, si crea anche dell’umorismo involontario: «Non è che siccome è argentino, non lo si possa considerare un pezzo della storia del calcio».

Julio Batista solo apparentemente è più compassato: «Siamo fiduciosi, sappiamo che possiamo vincere la partita». Ma lui sa anche cosa gli può succedere se dopo aver lasciato Baires con una medaglia d’oro al collo se la dovesse far scippare proprio dai brasiliani. Contro il Brasile scenderanno in campo con la medesima formazione che ha eliminato l’Olanda nei quarti al 105’ grazie a una rete di Angel Di Maria su assist di Messi. Anche Dunga conferma l’undici che ha eliminato il Camerun con Pato in panchina: «È giovane - lo ha scaricato Dunga -, deve ancora imparare a liberarsi dalle marcature».

Messi e Ronaldinho invece sembrano i più tranquilli, quando Messi era ancora un cucciolo di calciatore, Ronaldinho gli insegnava i colpi proibiti del football: «Spero che sia stanco - ha detto il fenomeno argentino -. Ha giocato tanto in questa Olimpiade. Anche se un campione come lui sa far gol da qualunque posizione o inventare l’assist decisivo». Ronaldinho è carico: «Queste sono le partite che mi piace giocare. Sono veramente felice che si sia qualificata l’Argentina per questa semifinale, una classica che mi piace». Detto rapido mentre i compagni di squadra lo nascondono dall’ennesimo assalto dei volontari.


Stadio esaurito, Argentina favorita dai bookmakers, 2,35 contro il 2,85 del Brasile, e neppure queste sono inezie quando ci sono di mezzo loro.

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