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«La metà degli italiani soffre di impotenza» Lo dice uno spot da cani

Lui, steso nel letto, con gli occhi sbarrati, guarda la moglie che - dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto - alla fine si è addormentata e ora gli dà le spalle. Al marito, intabarrato in un poco virile pigiama rigato, non resta che dar voce ai propri amletici dilemmi: «Forse non ci sono riuscito perché il cane ci guardava», «Forse non ci sono riuscito perché ho mangiato pesante», «Forse non ci sono riuscito perché quel film era troppo impressionante». Scartata l’ipotesi A, B e C, non resta che la risposta D, la più inquietante: «Forse è qualcos’altro...».
Un «qualcos’altro» che, per lo spot che da settimane sta mortificando i maschi italiani, ha un nome che sa di cilecca: «disfunzione erettile». E, come se non bastasse, ecco una malevola voce fuoricampo che sentenzia implacabile: «Ne soffre il 52% degli uomini sopra i 40 anni». La prima volta che abbiamo visto lo spot, pensavamo di aver capito male: il «52%»? Più di un italiano su due? E - si badi bene - non sopra i 60-70-80-90 anni, ma appena «sopra i 40 anni». Possibile? Riascoltiamo per sicurezza: nessun errore, le cifre sono proprio quelle.
La réclame, già di per sé abbastanza terrorizzante, rimanda pure a un sito il cui titolo non riduce sicuramente l’ansia: www.bastascuse.it. Clicchiamo e leggiamo: «Benvenuto, il nostro è un sito sulla disfunzione erettile sponsorizzato e sviluppato da Eli Lilly Italia Spa in collaborazione con Sia, Siams, Siu» (tre società che operano nel campo dell’andrologia e dell’urologia ndr). E poi: «Il nostro obiettivo è quello di aiutare le persone e le famiglie di chi è affetto da varie patologie, tra cui la disfunzione erettile».
Diciamo subito che lo spot scelto per «aiutare» le persone alle prese con la «disfunzione erettile» non è certo il più idoneo a trattare un tema tanto delicato. Ne è convinta la psicologa Vera Slepoj che ha appena scritto «Le nuove ferite degli uomini» (Cairo Editore) che, oltre ai temi dei disturbi alimentari, tratta anche quelli legati alla sfera sessuale maschile: «Lo spot è inutilmente allarmistico e ripropone il vecchio schema della vita affettiva legata solo alla potenza sessuale. Senza contare che le statistiche che riguardano la salute pubblica dovrebbero essere certificate da accurate analisi scientifiche. Riscontri che, in questo caso, mi paiono carenti. Risulta anche sospetta la commistione tra medici e aziende farmaceutiche».
Le associazioni coinvolte nella campagna si giustificano: «La nostra iniziativa è funzionale alla prevenzione, tanto che abbiamo istituito un numero verde. Telefonando è possibile fissare una visita specialista con un andrologo».
D’accordo sull’importanza della prevenzione è il professor Riccardo Vaccari, titolare a Milano del Centro Andrologico, che però tende a ridimensionare la portata di quel «52% di uomini affetti da disfunzione erettile»: «La disfunzione erettile come vera e propria patologia riguarda non più del 30% dei soggetti a fattori di rischio come problemi vascolari, diabete, pressione alta». Ma quando la disfunzione erettile diventa una vera e propria malattia: «Se nell’80-90% dei rapporti sessuali non si riesce ad ottenere una soddisfacente erezione, bisogna cominciare a preoccuparsi. Ma va precisato che anche l’apparato sessuale, come ogni altra parte del corpo, è soggetto, con il trascorrere degli anni, a un graduale indebolimento. Avere una occasionale défaillance sessuale non è comunque di per sé allarmante, benché il fenomeno riguardi sempre più anche i giovani alle prese con l’uso smodato di fumo, alcol e droga».
Urgono campagne-progresso.

Possibilmente senza cani guardoni.

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