da Roma
In meno di quattro mesi, lo hanno disneyanamente fatto passare dal ruolo del fratello fortunato di Gastone, a quello di gemello scalognato di Paperino. Prima era il Re Mida che aveva riportato Roma a splendori imperiali, ora lo dipingono anche come lintestatario della sconfitta di Francesco Rutelli. È troppo.
Emme, supplemento satirico de lUnità, lo dipinge come un «morto». Su Libero Mattias Mainiero, vedendo le sue foto mentre pianta lombrellone a Sabaudia, arriva a definirlo «una cosa a metà strada fra un Fantozzi riuscito male e un rom» (sic!). Al contrario di lui, a noi Walter Veltroni che porta a spasso la pancetta sulla spiaggia libera fa simpatia. E ce ne fa ancora di più, il leader del Pd, in questo momento terribile in cui sembra nel tritacarne: trasfigurato nella pallida controfigura del vincente che tutti pochi mesi fa osannavano, perseguitato dagli avversari interni, dalla sfortuna e persino dai ladri. Lunedì, per dire, in conferenza stampa aveva raccontato veglie davanti al portatile per aggiornare il suo profilo Facebook.com: «È unesperienza meravigliosa... Ho superato il numero massimo di 5mila amici disponibili. Aggiorno il profilo col mio staff, e a volte io stesso - ripeteva soddisfatto - a ore strane del giorno e della mattina». La sera stessa i ladri sono entrati nel villino di Sabaudia, dove dormivano la moglie Flavia e la figlia Vittoria (niente scorta!), e hanno sgraffignato al leader del Pd: 600 euro, li-Pod ed infine il portatile (ora come aggiornerà la sua pagina?).
Nelle ultime 24 ore, poi, nel suo Pd, è successo di tutto: Antonio Bassolino (primo caso al mondo di leader politico che risponde allemergenza rifiuti con le mèches!) si rifiuta di firmare la petizione antigoverno del Pd e chiede un congresso anticipato. Massimo Cacciari dice che la petizione è una sciocchezza (lo dice di qualsiasi cosa, ma è comunque un problema), Sergio Chiamparino rifiuta di sedersi alla Festa Democratica (!!!) polemico con il partito (e dire che è un ministro ombra!). Arturo Parisi chiede un parere pro veritate per annullare lesito dellultima direzione. Un disastro. Qualunque altro leader avrebbe messo mano alla pistola (per far piazza pulita degli avversari interni o per togliersi di mezzo). Lui no. E si ritrova colpito negli affetti più cari, ovvero la televisione, con il suo avversario di sempre, Massimo DAlema, che organizza un canale concorrente sul satellite - Red tv - in competizione con quello ufficiale voluto dal leader, Youdem. Anche questa o è una beffa o una nemesi. Prima del voto, solo per le primarie, bastava uno schiocco della sua mano per paracadutare a pioggia nelle cinque liste approntate un centinaio di vip. Oggi, mentre DAlema sfodera la sua argenteria per Red tv (Lucia Annunziata, Rula Jebreal e persino Pierluigi Bersani - non è uno scherzo - nei panni di intervistatore rock), lui deve accontentarsi dei filmakers ignoti e del travolgente entusiasmo di Paolo «Camomilla» Gentiloni. Certo, di errori Veltroni ne ha fatti: ha toppato le liste, improvvisando candidature solide come meringhe; si è preso un capo corrente, Goffredo Bettini, che (ora) apre le riunioni dicendo: «Non sono veltroniano». Non ha ancora ammesso la sconfitta, teme il confronto interno, il congresso, una normale dialettica di corrente nel Pd. Ha candidato un trombato come suo successore al Campidoglio (Rutelli), e poi ha trombato Parisi dal Copasir, per metterci un trombato (sempre Rutelli). Sui diritti civili (dai Pacs al caso Englaro) il Pd si distingue per lalternanza fra posizioni catatoniche e binettiane. Ed è il primo anno che lestate passa senza che lex sindaco di Roma non corregga le bozze di un futuro best seller. Di Pietro, unico alleato salvato dalla purga, lo ha scaricato. E il dialogo con Berlusconi è andato a finire come sappiamo. Piano solo, il film tratto dal suo fortunatissimo Il disco del mondo, è andato malissimo al botteghino. Prima Veltroni era quello che riusciva a fare tutto (compreso il doppiaggio di «Rino il tacchino» in un film Disney!) e tendenzialmente bene; ora sembra che faccia poco e male.
Gli manca il sorriso sfavillante che aveva da sindaco di Roma; paga per tutte le titubanze. Per dire: il Bassolino che lo contesta, è lo stesso che lui si è rifiutato di scaricare nel pieno di Monnezzopoli. Il DAlema che gli fa la fronda è lo stesso che apparentemente gli ribadisce la fiducia. «A me questo Pd sembra un po decotto» dice Dario Tansini. «Lei ha ingannato gli italiani, sono una italiana delusa», aggiunge Elena Rissone. «Se continua così ti giochi la segreteria», avverte Alessandro Rossi.
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