Tra piogge e caldo eccezionale: così "La Nina" condizionerà l’estate

Farà sempre molto caldo ma pioverà di più con fenomeni potenzialmente alluvionali: quali sono le conseguenze de "La Nina" nel Mediterraneo e sulle altre aree del globo

Scenari de "La Nina" per il trimestre estivo
00:00 00:00

Dopo quasi un anno (era il giugno 2023) stiamo per voltare gradualmente pagina: il fenomeno del riscaldamento delle acque superficiali di una parte dell'Oceano Pacifico, noto con il nome di El Nino, sta per essere sostituito dal suo opposto, ossia La Nina la cui caratteristica riguarda temperature medie più basse della superficie marina. Nonostante i migliaia chilometri che ci separano da quell'area, le implicazioni meteorologiche sono molto importanti anche in Europa e sul Mediterraneo.

Le ultime proiezioni

Il Climate Prediction Center americano della Noaa ha registrato, nel passato mese di aprile, temperature oceaniche (Pacifico orientale) ancora superiori alle medie ma in netto calo rispetto ai mesi precedenti. "Nel complesso, il sistema accoppiato oceano-atmosfera riflette il continuo indebolimento di El Nino e la transizione verso la neutralità", spiegano gli esperti. Ma le mappe successive, quelle che riguardano cioè il trimestre estivo in arrivo (giugno-agosto 2024) mostrano una netta inversione di tendenza con le temperature superficiali del Pacifico orientale "che si porteranno ben al di sotto delle medie climatiche. questo è il segnale che sta per iniziare un altro fenomeno, quello noto come la Nina", aggiungono gli esperti de Ilmeteo.it.

Le conseguenze per l'estate

Questo raffreddamento (così come avviene al contrario) influenza il clima di tutto il pianeta con effetti a cascata praticamente dappertutto: nei precedenti episodi de La Nina, le piogge erano maggiori nel Sud-Est dell'Asia così come in Brasile, in Australia e in alcune zone dell'Africa. Viceversa, periodi siccitosi interesseravano gli Usa occidentali, Messico e Africa Nord-orientale. "Una delle conseguenze più pericolose della Nina nel mondo è legata al verificarsi di tempeste frequenti sul comparto atlantico. Essa genera infatti condizioni più favorevoli alla formazione di uragani nel bacino del centro Atlantico", spiega il meteorologo Mattia Gussoni.

I rischi per il Mediterraneo

Se è vero che questi uragani possono essere più forti e duraturi, il Mediterraneo sarebbe più esposto ai cosiddetti MediCane, ossia uragani mediterranei che abbiamo già sperimentato negli ultimi anni che hanno caratteristiche diverse da quelli oceanici ma sono pur sempre fonte di nubifragi e temporali di forte intensità oltre alla forza dei venti che provocano ingenti mareggiate. "Il rischio, per il nostro Paese, è quello di avere eventi estremi come nubifragi e nei casi più eccezionali le così dette 'alluvioni lampo' che solitamente interessano fasce ristrette di territorio (come successo in Toscana e in Romagna nel 2023, a Ischia e nelle Marche nel 2022 e nel 2021 in Sicilia solo per citare le più recenti), scaricando al suolo ingenti quantità d'acqua", aggiunge l'esperto.

Maggiori piogge non significano che da noi non farà caldo: le ultime proieizoni (da non confondere con previsioni, si tratta di una linea di tendenza) per il trimestre estivo,

secondo il Centro Europeo, potrebbero essere molto caldi con lunghe fasi dell'ormai famoso anticiclone africano che potrebbero essere interrotte bruscamente da fenomeni temporaleschi direttamente collegati con la nascente Nina.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
ilGiornale.it Logo Ricarica