In mezzo secolo cento milioni di copie vendute

«Chi mai leggerà 423 pagine su un viaggio non concluso intrapreso da creature mitologiche con nomi confusionari?». Così si espresse, con preoccupata incertezza, nel 1953, l’editor Anne Barrett dopo aver letto il manoscritto de La compagnia dell’anello, il primo libro (con Le due torri e Il ritorno del re) della trilogia pensata da John Ronald Reuel Tolkien (nella foto), di cui la sua casa editrice, la Houghton Miffin, deteneva i diritti per gli Usa. Dopo poco più di mezzo secolo (è stata pubblicata nel 1954-55) la trilogia di Tolkien ha ormai superato abbondantemente i 100 milioni di copie in tutto il mondo, e ha avuto un impatto enorme in ambiti che vanno ben al di là di quello letterario. La storia de Il signore degli anelli è affascinante. Arrivata alla versione definitiva dopo 16 anni di sforzi, la trilogia fu pubblicata tra il 1953 e il 1954 dalla Allen and Unwin (e grazie all’impegno di Rayner Unwin, che negli anni Trenta, figlio decenne di Stanley Unwin, aveva avuto modo di scoprire un altro capolavoro di Tolkien, Lo hobbit). Il successo di pubblico fu immediato e enorme: il London Sunday Times scrisse il mondo si divideva in due categorie di persone: «Chi ha letto Il signore degli anelli e chi si accinge a farlo».

Le recensioni furono generalmente molto positive, pur spaziando dall’estatico e apologetico alla stroncatura, con tutte le sfumature possibili tra i due estremi. Il successo del libro convinse la BBC a realizzarne una riduzione in dodici puntate per la radio.

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