È una presentazione allinsegna della memoria, della politica e delle belle donne, quella di oggi alle 18, alla libreria Mursia di via Galvani 24. È di scena, infatti, il libro autobiografico «Confessione di un fazioso» (Mursia editore, 250 pagine, 16 euro) di Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse, nome di spicco della politica milanese e nazionale fra gli anni Settanta e gli anni Novanta, consigliere comunale e poi deputato del Movimento Sociale Italiano quando ancora dichiararsi di destra in Italia era una sfida.
A discuterne con lautore ci saranno Massimo Fini, cui si deve anche la prefazione al volume, scrittore e intellettuale disorganico, Gianni Barbacetto, firma del Diario nota per le sue ricostruzioni degli intrighi economico-finanziari della Prima e della Seconda repubblica, il critico cinematografico del Giornale Maurizio Cabona e, ancora del Giornale, Stenio Solinas.
Memoria, politica e belle donne, abbiamo detto: costruito come una confessione che abbraccia anche il privato, il libro di Staiti racconta infatti linfanzia e la giovinezza di un figlio ribelle che nellItalia del dopoguerra si trova a far parte degli sconfitti e difende un suo personale percorso allinsegna della fedeltà a un mondo scomparso ma anche nella volontà di riuscire ad essere un protagonista della nuova società che si va creando. La politica diviene così, dapprima attraverso lesperienza universitaria, poi nellagone dei grandi scontri ideologici degli anni Sessanta e Settanta il luogo deputato dove far brilare le proprie capacità. E tuttavia, lelemento che differenzia Stati, classe 1932, dalla media della classe politica del suo tempo, ovvero la bella presenza, un bel nome, amicizie giuste, ne fanno anche un protagonista della «dolcevita» che fra la Costa Azzurra e la riviera ligure, Ibiza e Roma segna laltra faccia dellItalia del boom. Gigi Rizzi, Beppe Piroddi, Bino Cicogna, Pierfrancesco Calvi di Bergolo, ma anche Marisa Allasio, Marta Marzotto, Florinda Bolkan, Capucine, Marisa Berenson, Belinda Lee, Rosa Fumetto sono i nomi che ricorrono allora più frequentemente nelle cronache mondane.
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