Pirellone o Palazzo Madama? Il tormentone prosegue senza sosta e Roberto Formigoni non intende ancora metterci la parola fine, soprattutto perché ha a disposizione ancora abbastanza tempo per poter decidere. «E a dispetto di chi pensa di sapere già cosa farò - puntualizza ironico il governatore - ribadisco che sarò io a decidere». Già, ma perché il governatore pretende di prendersi tutto il tempo che vuole per sciogliere la riserva e comunicare la propria decisione al popolo di Lombardia? Un motivo effettivamente cè. «Perché - spiega Formigoni - il segno di questa nuova legislatura lo capiremo solo dopo i prossimi appuntamenti elettorali». Ovvero, quello del 28 maggio per lappuntamento amministrativo dopodiché il 25 giugno col referendum sulla devoluzione. «Per domenica prossima - si sbilancia il governatore - mi aspetto la grande rivincita della casa delle Libertà sullUnione, con la vittoria a Milano e magari in altre importanti città del Paese. Dopodiché si passerà alla consultazione sulla riforma costituzionale, una battaglia referendaria che la Cdl intende combattere unita e determinata. Sono due occasioni elettorali importanti perché ci faranno capire da che parte pende la bilancia dellelettorato dopo lincerto risultato delle Politiche. Il 25 giugno sapremo infine se questo è un governo traballante, come pare, oppure se sarà in grado di raddrizzarsi».
Ma il pensiero di Formigoni è comunque fisso lì, su Palazzo Madama. E a tal proposito, avanza pure una provocazione. «Se non ricordo male - rimembra il governatore - soltanto qualche anno fa esisteva un accordo generale tra Cdl e Unione riguardo alla nascita di un Senato Federale, nel quale sedessero di diritto tutti i presidenti di Regione. E questo perché entrambi gli schieramenti si erano resi conto che il federalismo aveva bisogno di questo.
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