«La mia (bella) scoperta: anche il concepito ha diritto al bonus bebè»

Caro direttore,
ti scrivo questa breve lettera per raccontarti una scoperta positiva, avvenuta in questi ultimi giorni. Da una settimana circa io e mia moglie abbiamo scoperto di attendere un altro figlio, una notizia inattesa ma che abbiamo accolto con grandissima gioia. Certamente qualche apprensione è normale che ci sia, visto che abbiamo già due bambini piccoli (3 anni il primo e 11 mesi il secondo) e in casa nostra lavoro solamente io, così abbiamo iniziato a guardarci intorno cercando tra i numerosi “buoni” e social card, che stanno uscendo in questo ultimo periodo dal Governo e dalle varie amministrazioni locali. Mentre giravo tra Asl e medici di base, del tutto casualmente, mi sono imbattuto in «1.2.3... buono famiglia», iniziativa lanciata dalla Regione Lombardia per aiutare le famiglie numerose, cioè quelle da tre figli in su. Parliamo di 1.500 euro all’anno, che forse alla maggior parte delle persone non sembreranno molti ma per la mia famiglia vuol dire prendere una mensilità in più, o come direbbe mia moglie «scorta di pannolini e, forse, ci scappa dentro un nuovo passeggino». Beh direttore, tornando al nocciolo della questione, mi stavo già arrabbiando perché io al momento attuale ho solamente due figli, e di certo il nuovo arrivato non potrà nascere entro il 13 marzo, data di chiusura della richiesta. Per sfizio però mi sono guardato bene il bando e, colpo di fulmine, vedo che per Regione Lombardia il concepito fa già parte del nucleo famigliare. Questo mi ha fatto riflettere e pensare: finalmente c’è qualcuno che usa il «cervello»! Infatti se per me e mia moglie, e per tutti i nostri amici, quel piccolo feto è già parte della famiglia (tanto che ci stiamo muovendo per cercare una nuova casa) perché per lo Stato quel “piccolino” non dovrebbe esserlo? Eppure non è così, almeno, non è così tranne che in Lombardia. Caro direttore, alla fine della storia mi sono fatto la mia coda in Asl, ho compilato tutti i moduli e mi è stato assicurato di rientrare pienamente nei parametri, grazie, pensa te, ad un certificato che conferma che mio figlio (o figlia) dovrebbe nascere l’ultima di ottobre. Forse molti potranno pensare che la mia scoperta positiva, preannunciata all’inizio, è roba da poco, ma se venite a casa mia potrete vedere come 1.500 euro sono una bella boccata d’ossigeno.

A me non sembra che sia cosa da poco. Anzi. C’è un’istituzione che riconosce formalmente che la vita è vita fin dal concepimento: un feto di due giorni ha gli stessi diritti (bonus compreso) di un neonato. Del resto lei, caro Luigi, appena ha avuto la notizia (inaspettata) della gravidanza, non ha forse cominciato a fare progetti sul «nuovo arrivato»? Come accoglierlo, dove sistemarlo, «farà il dottore o l’ingegnere?», «forse ci vuole una casa più grande», «riusciremo a comprare un passeggino nuovo?»... Sono i pensieri che scattano in testa ad ogni padre e, ancor più, a ogni madre. E dimostrano che il bambino appena concepito c’è, è lì, è presente, è parte della famiglia, ne modifica gli umori, le decisioni, il presente, il futuro, l’alchimia e la speranza. Che lo Stato (anche se solo in Lombardia) lo riconosca è una grande novità.

Anche se poi non ci si può fare a meno di chiedere come può lo Stato, dopo aver riconosciuto che il feto ha gli stessi diritti di un neonato, permettere che il feto, a differenza di un neonato, possa essere legalmente privato del più importante di tutti i diritti. Quello alla vita.

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