Roma

«Mia figlia è stata uccisa, non è stato un incidente»

«Fuori tutta la verità sulla morte di mia figlia». A parlare è Athos Agostini, scrittore, autore della Bica d’oro, romanzo fantastico cult del 2003 e padre di Claudia, 41 anni, trovata cadavere la mattina del 13 ottobre di quattro anni fa in via della Lungara, a Trastevere. Dapprima si parlò di un investimento, poi di un suicidio, quindi di un volo accidentale dalla terrazza al quinto piano della palazzina al civico 42 in cui da tre mesi la donna, un’insegnante di lingue, viveva assieme al fidanzato. Il 6 novembre il giudice per le indagini preliminari Renato Laviola dovrà decidere se respingere o meno, per la quarta volta, la richiesta del pm Olga Capasso di archiviazione del caso. Secondo il pm Claudia sarebbe piombata giù dalla terrazza. Ma troppi sono i lati oscuri e le contraddizioni di quello che è già stato ribattezzato il «giallo della Lungara». «Mia figlia è stata uccisa - dice Athos, sostenuto dall’avvocato Luigi Vincenzo e coadiuvato dal criminologo Carmelo Lavorino - lo dicono anche le perizie mediche e scientifiche. Ma nessuno ha mai battuto la pista dell’omicidio». Innanzitutto, c’è la frattura dell’osso ionide, riscontrata solo dopo l’esumazione del cadavere dal professor Giancarlo Umano Ronchi, medico legale e consulente della parte offesa. «Frattura - spiega Lavorino - che non si può giustificare se non con un tentativo di strozzamento». Non basta. «Fondamentale è la posizione del corpo al suo ritrovamento alle 6.42 di quella mattina. I primi soccorritori, ben sei testimoni, affermarono di averla trovata con le braccia incrociate sul petto. Claudia era supina, tra due auto in sosta, il capo rivolto verso il muro e le gambe divaricate in direzione del palazzo, sul lato opposto, a 4 metri di distanza. Per assurdo - aggiunge il criminologo - buttandosi da venti metri avrebbe dovuto fare una torsione completa e andarsi a riporsi esattamente in quella sorta di nicchia con le braccia perfettamente incrociate. Invece è evidente una certa cura di ricomporre il cadavere, quasi a protezione. Atteggiamento “erotomane” tipico di chi si sente in intimità con la vittima». Altri particolari: «Claudia portava sempre gli occhiali, era molto miope - continua l’avvocato Vincenzo -. Ma non li indossava. Aveva poi le scarpe allacciate, ma il fiocco è innaturale per chi lo stringe da sé. Infine, è scomparso l’anello di fidanzamento».

Athos Agostini chiede di verificare i tabulati telefonici delle persone che potevano essere venute in contatto con la figlia.

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