«La mia Triennale

D a 40mila a oltre 500mila: dal 2003, anno in cui ne è divenuto presidente, ad oggi, i visitatori della Triennale sono più che decuplicati. Insomma, se la materia insegnata dal professor Rampello allo Iulm si chiama «Arte di massa», un motivo c'è. Ex regista, consulente di istituzioni nazionali ed internazionali, docente, autore TV in RAI, direttore artistico a Canale 5, al Carnevale di Venezia e ai "Grandi Eventi" del Gruppo Fininvest dal 1993 al 1995: Davide Rampello, agrigentino classe 1947, in anni di carriera ha saputo fondere arte, cultura e impresa intorno ad un unico segreto che ama confessare appena se ne presenti l'occasione: un mix camaleontico, creativo e rinnovabile di cultura alta e cultura popolare. Il suo grande merito e la sua peggiore colpa, a seconda del punto di vista: «L'unico linguaggio possibile è una comunicazione sia popolare che di nicchia. La mostra su Renzo Piano ma anche quella sull'architettura sociale o sul carcere" afferma con sicurezza il professore».
Ci parli dell'ultima impresa: il padiglione italiano all'Expo di Shaghai 2010.
«La Triennale realizzerà il percorso espositivo, sul tema "Better City, Better Life", in partnership con il Commissariato del Governo».
A Shanghai sono previsti 70 milioni di visitatori, un bel test in vista del 2015.
«Puntiamo a un risultato eccellente. L'Italia, dal Medioevo e Rinascimento in poi, possiede la memoria del concetto di città». Alla conquista della Cina, dunque...
«Stiamo anche riprogettando la sede di Shanghai e progettando quella in Corea. I cinesi investono su di noi perché hanno capito che Triennale è un'immagine vincente».
A chi piange su una Milano "in affitto", inerte e demodé, rispetto a Berlino o a Bilbao, che dice?
«Non ne posso più di questi paragoni. Soprattutto con Berlino, poi, città che ho vissuto ai tempi del muro e che ora francamente non mi sembra così formidabile. Nelle città, come in tutto, ci sono momenti di maggiore e minore vitalità».
Che cosa devono aspettarsi di nuovo in Triennale i milanesi a settembre?
«Tra gli eventi di punta, una spettacolare mostra in Bovisa dedicata al grande milanese Crepax ("Valentina. La forma del tempo", dal 21 settembre), poi in Triennale Alemagna una dedicata a Ferragamo ("Evolving Legend", dal 24 settembre) e la più importante esposizione mai dedicata a Burri (dal 7 novembre). E alla Bovisa nel "Mayo" 2009 faremo dialogare artisti e scienziati del Politecnico e dell'Istituto Mario Negri sui temi acqua, vento, energia».
Il progetto Biennale Fotografia prosegue?
«Partirà nell'autunno del 2009 grazie a una serie di accordi con Winterthur, il Moma di San Francisco, lo Spazio Forma, il Museo di Cinisello, la Sozzani, il Sole 24 ore e Motta».
Iniziative da assessore alla cultura. Carica di cui per lei si è molto parlato.
«Il sindaco ha deciso di tenersela. Idea eccellente perché per la prima volta ha messo attorno al tavolo un gruppo di lavoro interdisciplinare tra musica, editoria, teatro, cinema. Un risultato straordinario.

Il Comune deve coordinare, non fare gare con altre istituzioni o esserne antagonista. Sono le voci di Milano che dovranno emergere».
Ma lei accetterebbe il posto?
«No. Per me ora la Triennale è strategica. E poi il Comune ha tutti gli elementi per proseguire con serenità».

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