La first lady Michelle Obama è la forza-dietro-le-quinte della Casa Bianca, che ha spinto il presidente, Barack, a perseguire cause politicamente scomode (come la riforma sanitaria e dellimmigrazione) ed elettoralmente poco fruttuose; un atteggiamento che lha messo in conflitto con i più stretti consiglieri presidenziali. È il ritratto della popolare Michele Obama in «The Obamas», un libro della reporter del New York Times, Jodi Kantor, nelle librerie a partire da martedì e che racconta le tensioni e asperità della first lady, ma anche i suoi frequenti scontri con gli uomini più vicini al marito, e lex capo di gabinetto della Casa Bianca, Rahm Emanuel e lex portavoce stampa, Robert Gibbs. Nei primi due anni alla Casa Bianca di Barack Obama, Michelle contese al capo di gabinetto Rahm Emanuel laffetto del marito e si scontrò ripetutamente con lui sullandamento della presidenza. Emanuel vietò i a Michelle - rivela la Kantor - di partecipare alle riunioni mattutine dello staff che segnavano lavvio di giornata: fu esclusa dalla cerchia più stretta e isolata.
Il libro è basato sulle interviste di una trentina tra attuali ed ex collaboratori della «first couple», che invece ha rifiutato di essere intervistata; e fornisce un vivido spaccato dei rapporti tra la West Wing (la zona ufficiale e di lavoro) della Casa Bianca e la East Wing (la zona privata, dove risiede la famiglia presidenziale). La signora Obama, nota soprattutto per le sue campagne a favore del mangiare sano e dellesercizio fisico, inizialmente cercò un ruolo di «basso profilo» alla Casa Bianca tanto che, per un breve periodo, subito dopo le elezioni del 2008, pensò anche di posticipare il suo trasferimento a Washington da Chicago. Era preoccupata del fatto di essere la prima afro-americana «first lady» e si sentiva «come se tutti fossero in attesa di un passo falso», ha raccontato una sua ex assistente. Le tensioni, tra lei e Gibbs, crebbero proprio perché lui temeva passi falsi; e per il fatto che lei appoggiava «listinto del marito a favore di iniziative ambiziose ma impopolari», magari opponendosi alla sequela di consiglieri, preoccupati invece dei seggi al Congresso e dei numeri dei sondaggi. Come ha raccontato nel libro Susan Sher, ex primo consigliere della «first lady», «lei pensa che ci siano cose peggiori che perdere unelezione; ed essere fedeli a se stessi, per lei, è decisamente più importante».
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