Un microchip nel cervello gira il "film" del tuo sogno

Creati i primi tecno-neuroni: un ricercatore italiano premiato alla Casa Bianca per un’invenzione che potenzia la memoria e trasforma i pensieri in immagini

Un microchip nel cervello  gira il "film" del tuo sogno

«Stanotte ho fatto un sogno bellissimo...».
«Dai, racconta...».
«Meglio, te lo faccio vedere...».
Un simile scambio di battute ieri sarebbe stato fantascienza. Oggi è scienza. Domani potrebbe essere realtà. Infatti al momento sono in corso solo delle - per così dire - «prove tecniche di trasmissione». Tutto merito di un microchip cerebrale in grado di trasformare in immagini sogni e pensieri. La qualità delle «scene», adesso, è più simile a ombre sfuocate che a una pellicola in 3D. Ma l’importante era aprire un sentiero su un territorio finora inesplorato. Un percorso lungo il quale si è avventurato (ottenendo ottimi risultati) un cervello tutto italiano: il professor Federico Faggin, fisico e ingegnere informatico già premiato dal presidente Obama all’indomani dei primi esperimenti sul microchip «proietta sogni». Faggin non è nuovo a simili imprese: basti pensare che questo signore di 70 anno nato a Vicenza ma naturalizzato statunitense «è l'inventore del primo microprocessore, l'Intel 4004, di cui ha curato la progettazione e la realizzazione, nonché il fondatore di ZiLOG, presso cui ha progettato lo Z80» (Wikipedia dixit).
Ma capirete bene come non tutti i processori sono uguali, e che quest’ultima tecno-diavoleria legata alla possibile visualizzazione dei sogni è veramente qualcosa che fa galoppare la fantasia (metafora che, grazie allo speciale microchip del professor Faggin, potrebbe magari trasformarsi nel video di un cavallo che corre in una prateria...). Chi vuole sapere di più sull’argomento, non può perdere l’ultimo numero del mensile Focus dove Faggin spiega dettagliatamente le particolarità della sua ricerca. Uno studio che dimostrato la possibilità di leggere le immagini che pensiamo direttamente dal nostro cervello, aprendo la strada anche alla lettura dei sogni.
Gli esperti la chiamano «ingegneria neuromorfica». Tentativo di traduzione: scienza che fonde la neurobiologia con la progettazione di circuiti elettronici. Lo so, ora ne sappiamo meno di prima. Ma l’importante è non scoraggiarsi. A noi profani basta sapere che, dopo 10 anni di esperimenti, gli scienziati assicurano si è aperta una porta su «un mondo di possibilità ancora inesplorate». Cercando di scendere sul concreto (e chiedendo scusa per le inevitabili semplificazioni) significa che «si potrà progettare neuroprotesi capaci di supplire ai deficit della demenza, dell'ictus o delle lesioni cerebrali traumatiche». Ma non finisce qui: «Potremo anche migliorare le funzioni cognitive, ad esempio potenziare la memoria o connettere direttamente con il nostro cervello data base di informazioni utili, o restituirle a chi le ha perse, grazie a circuiti che imitano il comportamento elettrico dei neuroni». È in questo contesto che vanno inseriti gli stupefacenti risultati nella lettura del pensiero e dei sogni. Le prime immagini sono state registrate dal professor Jack L. Gallant dell'University of California a Berkeley con l'obiettivo di ricostruire in una specie di film quello che un uomo vede o sogna. Per farlo Gallant (una sorta di Jean-Luc Godard specializzato in ciak onirici) ha letto con uno scanner l'attività cerebrale di vari volontari mentre vedevano scorrere immagini su uno schermo; poi ha creato una specie di dizionario: ad ogni immagine corrisponde un tipo di attività cerebrale.

E ora, ogni volta che il cervello di un volontario produce un segnale cerebrale conosciuto, Gallant riesce a tradurlo in immagine. Comprese le scene elaborate di notte durante l’attività onirica.
Ma forse, il bello dei sogni, è proprio quella sensazione vaporosa di ricordo parziale. E con il «film» in versione live, addio poesia.

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