Microspie alla Mobile, la Procura apre un’inchiesta

La «cimice», sequestrata dall’autorità giudiziaria, è stata scoperta casualmente venerdì scorso in una presa di corrente da un ispettore di polizia alle prese con un vecchio scanner. All’indomani del ritrovamento la procura di Roma aveva comunicato ai vertici di San Vitale di non aver nulla a che vedere con l’apparecchiatura, di non essere responsabile dell’intrusione nella prima stanza della sezione Narcotici.
Il pubblico ministero De Martino ha già ascoltato alcuni testimoni per ricostruire la vicenda, a cominciare dal poliziotto che per caso, azionando l’apparato, ha notato uno sbalzo di corrente nel suo computer. Allo stesso tempo sono stati disposti accertamenti, attraverso la Scientifica, per verificare gli accessi all’ufficio nel quale è stata trovata la microspia. Sono stati controllati badge e pass d’ingresso da un anno a questa parte.
Sui contorni oscuri di una storia ancora tutta da chiarire chiede chiarezza, in tempi brevi, il sindacato di polizia Coisp. Sulla vicenda delle microspie scoperte negli uffici della Squadra Mobile di Roma tornano a parlare i vertici nazionali del sindacato: «Scoprire da un giorno all’altro - osserva Domenico Pianese, segretario nazionale del Coisp - che qualcuno si è introdotto nel tuo ufficio per spiarti non è affatto gradevole. Intendo esprimere tutta la mia solidarietà ai colleghi della Mobile e tutti ci auguriamo che sia fatta piena luce sulla vicenda in tempi rapidissimi».
Per questo, aggiunge, «chiediamo al questore di Roma, Marcello Fulvi, di rispondere in merito ai fatti, considerando che da troppo tempo è lontano dai problemi dei poliziotti.

Fatti come questo - conclude Pianese - non aiutano di certo il personale, che già opera in condizioni precarie rischiando ogni giorno la pelle». Sul caso il Coisp dice che «i vertici della questura si sarebbero limitati a una semplice denuncia contro ignoti».

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