È avvenuto poco meno che per caso, ma quasi subito nata una passione incontrollabile, che la porta a «stracciare il contratto già firmato con una nuova rivista di divulgazione scientifica e a cambiare mestiere». È la storia di Maddalena Jahoda, ex, ormai, giornalista scientifica ed ora cetologa a tutti gli effetti: significa che la sua missione è studiare il comportamento e la situazione in cui si trovano delfini e balene, per di più quelli nel Mediterraneo, al giorno doggi. Le sue avventure e le sue scoperte ottenute con sforzo, fatica, curiosità ed energia inarrestabili, sono ora raccolte in un libro appena uscito, Le mie balene (ed. Mursia, 17 euro): «voglio raccontare la mia esperienza commenta lautrice - e trasmettere così la mia passione, ma anche far conoscere questo mestiere, e, mi auguro, sensibilizzare lopinione sulla situazione attuale di questi animali, i cetacei, tanto importanti per il nostro ambiente». Sono tipologie di pesci che si trovano anche in quantità considerevole in alcune, determinate e monitorate, zone del nostro mare, e lIstituto Tethys, di cui la Jahoda fa parte, è proprio stato fondato per la tutela dei Mammiferi nel Mediterraneo: «i cetacei sono dei buoni indicatori ambientali continua lautrice -, sono come noi umani: sono predatori Alfa, ovvero non hanno grandi rivali in natura. Se soffrono loro, anche tutti noi siamo a rischio». Nel libro vengono raccontati gli studi attraverso cui luomo, oggi, può controllare le specie a rischio. Studi che rivelano caratteristiche interessanti ed inaspettate dei cetacei, come i soffi: «Abbiamo studiato che le balenottere soffiano per determinati motivi, ad esempio quando una barca si avvicina loro. Quindi abbiamo dedotto che ne sono infastiditi, o spaventati». Senza tralasciare lo studio dellacustica: «I cetacei usano più la voce della vista. Quindi tutti i loro suoni hanno dei significati particolari, e sono diversi da specie a specie». Una scrittura semplice, entusiasmante, che coinvolge: «Oggi la situazione è paradossale. Ci sarebbero regolamenti che vietano la caccia, anche se Giappone e Norvegia la praticano ugualmente.
Poi il sovraffollamento del mare, di barche, che spesso provocano incidenti a delfini e balene (code mozzate, pinne tagliate), ed infine la pesca industriale: capita di vedere delfini magrissimi, con le ossa in vista. Non trovano cibo».«Le mie balene», una passione da difendere
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